Non hanno lo stesso regista, nemmeno lo stesso cast, la sceneggiatura è diversa, uno è ambientato sopra na montagna, l’altro ambientato sotto, le situazioni non sono minimamente accumunabili, ma egocentricamente sono accumunati dal fatto che, masochisticamente, me li sono sciroppati a distanza di ventiquattrore l’uno dall’altro. Ok, ad accumunarli c’è anche il tema “vecchioquantoilmondo” dell’uomo contro la natura, ma, ancor più egocentricamente, chi se ne frega perché entrambi mi hanno messo un’ansia addosso!
In Frozen, tre ragazzi simpatiaportamivia
decidono di farsi un ultima pista (non quella che si tira, ma quella che si
scende) con i loro sci e corrompono un semi-allupato manovratore di seggiovia
con la pisciarella a farli salire sul pizzo della montagna. Il manovratore
incontinente se ne va in bagno e il sostituto spegne tutto lasciando di i tre
seduti su quella panchina volante. Ora, i nostri “eroi” non sanno che sulla
montagna è il periodo del “festival della sfiga e del panino con l’abbacchio
VII° edizione” e così, non solo rimangono intrappolati sulla seggiovia (che già
non è proprio una cosa piacevole), ma da soli, di notte, al freddo, con un
diversi giorni di chiusura davanti a loro, e un branco di lupi scesi per
mangiare l’abbacchio.
Dopo vari «dai che se ne accorgeranno»,
alcuni «moriremo qui» e diversi «sentite anche voi gli
ululati, ma forse è il vento» i tre dell’ave maria decidono di
rimboccarsi le mani per sfuggire a questa situazione. Il primo, quello furbo e
intelligente, decide di saltare giù (!). «La neve è morbida,
tranquilli» «ma ci sono i lupi» «ma io corro
veloce» e così con un tuffo carpiato a bomba il Genio salta di sotto con
la leggerezza di un blocco di granito e atterra sulle sue gambine fraccandosi
una coscia. Cose del tutto inaspettata, eh? E non gli va manco bene perché i
lupi (che non sono fessi) guardano il sanguinolento bocconcino e se lo pappano
al volo.
I resti del banchetto a base di "abbacchio" |
Certo, la scena è straziante e fatta bene, senza inutili gran guinol, però ti fa incazzare se
pensi a quanto è stato cretino sto tizio. Il mattino dopo la ragazza, che nel
frattempo, anche lei intelligentemente, ha fatto cadere un guanto durante la
notte, si sveglia con la mano incollata dal freddo sulla sbarra di metallo,
perché ancora più intelligentemente, non se l’era ficcata in tasca. L’altro
ragazzo tenta di scalare il cavo di acciaio verso la seggiovia dietro la loro,
per raggiungere una scala attaccata a uno dei piloni e scendere.
L'abominevole Tarzan delle nevi |
Con enorme
fatica ce la fa e scappa a pacche strette verso il fondo valle per chiamare
aiuto scivolando sullo snowbord dell’amico schiattato inseguito dal branco di
lupi che vuole la seconda portata. Passa un giorno e la ragazza, ancora appesa,
non vede tornare l’amico: «sarà morto?», «sarà stato
adottato dai lupi come nel libro della
giungla», «si sarà dimenticato?» domande senza
risposta a cui, la nostra eroina decide di rispondere scendendo pure lei. E qui,
pure lei c’ha una botta di culo: mentre sta facendo l’equilibrista sulla sbarra
della seggiovia per arrampicarsi pure lei sul cavo, il bullone, che aveva retto
per tre giorni (!) si svita improvvisamente srotolando il filo di sicurezza
facendo precipitare la seggiola fino a un palmo di terra. Lei salta a terra, ma
la seggiovia, che ormai si era affezionata, non la vuole lasciare andare e si
sgancia ferendole una gamba. Sciancata, la ragazza comincia a strisciare nella
neve, e guarda caso incontra la carcassa dell’amico mentre i lupi stanno
finendo il pranzetto. Fottuta di paura si accorge che i lupi non se la cacano e
così arriva a fondo valle, dove incontra una macchina, le fa fare quasi
incidente (la sfiga è contagiosa in questo film), sale a bordo e si fa portare
in ospedale. Fine. Siparietti e trama un po’ così così a c***o di cane (meglio,
“di lupo”), bisogna dire che l’ansia addosso te la mette tutta.
Passiamo a Sanctum: se vi angoscia l’idea di
rimanere intrappolati senza aria stretti in una fenditura di roccia, immersi in
acqua gelida, con neanche gli occhi per piangere, allora invece di vedere questo
film andatevene a fare una bella passeggiata all’aria aperta tra fiorellini e
cagate di vacca che è molto meglio. La trama è molto esile e striminzita, le
parole chiave sono: speleologi, incidente, sopravvivenza, morti. Unitele come
vi pare: sommando i fattori, il risultato non cambia. Ma la trama è una scusa
per spiattellarvi due ore piene (ma piene! E cazzo!) di immersioni, cunicoli,
arrampicate, rocce taglienti, torce di marca cinese che si spengono, bombole
d’aria che finiscono e questi poveri c****oni che non trovano l’uscita da sto
labirinto. Grotte, buio, silenzio, trappole naturali, i soliti stronzi egoisti
che vogliono vivere alla facciaccia tua, manco un raggio di sole a morire.
Un bel lugo asciutto e accogliente |
Nelle nuove edizioni dei vocabolari al termine “claustrofobia” troveremo
un’immagine di uno dei protagonisti che respira le bolle d’aria intrappolate
nella roccia sott’acqua. Ohmiodio aria! Ahhhhhh… Bel respiro!
Costruito
benissimo, dunque, perché se il suo fine era quello di farti mancare l’aria
costringendoti a tenere una bombola d’ossigeno stesa accanto a te, ci ha
azzeccato in pieno! Ritmo serrato, straordinarie riprese, digitale sofisticato
mai invadente e realistico, te ne stai impietrito e angosciato nella nicchia
che il tuo sedere si è scavato nel divano mentre le ripetute mancanze d’aria
che ti ritrovi a fare ti fanno avere micro svenimenti. Mi raccomando è
sconsigliatissimo a quei geni (come me!) che lo vedono così per esorcizzare le
proprie paure. Esorcismo un paio di palle! Mo se a mare vedo solo uno scoglio
non metto piede in acqua!
Due
avvertenze:
- Su una seggiovia portatevi sempre un cellulare! Tanto ormai ce lo portiamo pure in bagno, quindi…
- Se volete visitare delle grotte portatevi una quantità industriale di bombole d’aria e lasciate gli amici stronzi a casa.
Anzi,
scordatevi le avvertenze, solo un consiglio: statevene a casa! E se proprio
volete provare queste esperienze vedetevi sti due film!
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