19 settembre 2012

Dylan Dog: Ispirato a Sclavi? Manco per niente! [Recensione]




 «Ogni realtà ha il suo incubo» Si, la nostra ha sto film!

Lettera al regista:
Va bene… Non avevi i diritti di Gruocho Marx, ti dovevi ipotecare casa per pagarli.
No, purtroppo non ti hanno chiamato
Va bene… Lo hai sostituito con una spalla comica completamente diversa che però a te ti sembrava tanto tanto simpatica.
E tu saresti?
Va bene… Hai reinventato il luogo sostituendo Londra con New Orleans, perché ti faceva figo il misticismo americano con vodoo e macumbe.
E hai invertito i colori del maggiolino perché eri troppo fedele se mantenevi gli originali, po’ pare brutto.
Hai sostituito la casa – inquietante assamble di antichità – e l’hai sostituita con un moderno locale, lasciando solo la scrivania come fulgido ricordo, perché, forse ti pareva troppo pezzente quel Dylan li.
Hai scelto un attore che molto (ma molto) vagamente somiglia all’indagatore dell’incubo, ma con 80 chili di muscoli in più e capelli lisci da indiano, perché ti serviva uno con il fisico per menar mazzate.
Ma proprio separati alla nascita!
E allora... perché lo chiami Dyaln Dog sto film? Chimalo Constantine 2 pallida imitazione.
Non basta buttare qua e là qualche citazione come se stessi seminando ortiche in giardino: Sclavi, il clarinetto, un paio di “Giuda Ballerino”, non servono, perché se sconvolgi l’essenza e le caratteristiche iconiche di un personaggio, è inutile vestirlo come lui, tanto non gli somiglierà per niente!
Il gotico, il surreale, il grottesco del fumetto sono lontani anni luce, sono rimasti a Londra insieme a Gruocho, e forse si ricordano solo in qualche sporadica scena: il mercato della carne e la riunione degli zombie stile alcolisti anonimi. Ma niente, nulla di fatto, il film non decolla, e francamente ormai è banale mettere insieme così per sfizio vampiri, licantropi e zombie, non aiutano a creare il mondo di orrore del nostro Dylan.
Anche se c’è la “bella” di turno che va da Dylan e afferma che il suo paparino è stato fatto fuori da un mostro cattivissimo, e il nostro (anzi, il tuo!) da reticente decide di farsela (l’indagine), non ci hai preso! Neanche quel demone uscito da Legend, ma fatto peggio, ci ricorda il fumetto! Mi spiace, nulla di fatto!


 






 
Lieti che una produzione americana abbia scelto un prodotto italiano, ma ci fai un po’ scazzare! Perché americanizzarlo a tutti i costi?
E meno male che in un intervista hai detto: «so di essere davanti a un icona». Beh hai fatto centro, si, ma di un orinatoio! E se invece decidevi di fregartene? Lo ambientavi su Marte e Dylan lo vestivi con bermuda e camicia hawaiana mentre ammazzava criceti spaziali con una fionda?
In effetti una cosa, però, va detta ad essere onesti. È giusto dirlo. Il titolo: Dylan Dog, indagatore dell’incubo. Indagatore, perché dobbiamo scoprire sotto quale masso ti sei nascosto dopo sto film, così ti picchiamo con gli albi di Sclavi. E un incubo, perché sto “film” è un incubo cinematografico per tutti quegli spettatori che almeno una volta un fumetto di Dylan Dog se lo sono sfogliato anche di nascosto in edicola, ma anche per chiunque è abituato a vedere un qualunque film.
Ti saluto con un consiglio:
Se, anche per sbaglio, tu decidessi di fare altri film ispirati ad icone, vatti prima a leggere cosa significa questa parola, magari non sbagli più, e se proprio dei produttori cinematografici cattivissimi ti legassero la tua creatività, almeno statti zitto.
Cordiali (anzi, incazzatissimi) saluti.
L.

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