«Ogni realtà ha il suo incubo» Si, la nostra ha sto film!
Va bene… Non
avevi i diritti di Gruocho Marx, ti dovevi ipotecare casa per pagarli.
No, purtroppo non ti hanno chiamato |
Va bene… Lo
hai sostituito con una spalla comica completamente diversa che però a te ti
sembrava tanto tanto simpatica.
E tu saresti? |
Va bene… Hai
reinventato il luogo sostituendo Londra con New Orleans, perché ti faceva figo
il misticismo americano con vodoo e macumbe.
E hai
invertito i colori del maggiolino perché eri troppo fedele se mantenevi gli
originali, po’ pare brutto.
Hai
sostituito la casa – inquietante assamble di antichità – e l’hai sostituita con
un moderno locale, lasciando solo la scrivania come fulgido ricordo, perché,
forse ti pareva troppo pezzente quel Dylan li.
Hai scelto
un attore che molto (ma molto) vagamente somiglia all’indagatore dell’incubo,
ma con 80 chili di muscoli in più e capelli lisci da indiano, perché ti serviva
uno con il fisico per menar mazzate.
Ma proprio separati alla nascita! |
E allora...
perché lo chiami Dyaln Dog sto film?
Chimalo Constantine 2 pallida imitazione.
Non basta
buttare qua e là qualche citazione come se stessi seminando ortiche in
giardino: Sclavi, il clarinetto, un paio di “Giuda Ballerino”, non servono,
perché se sconvolgi l’essenza e le caratteristiche iconiche di un personaggio,
è inutile vestirlo come lui, tanto non gli somiglierà per niente!
Il gotico,
il surreale, il grottesco del fumetto sono lontani anni luce, sono rimasti a
Londra insieme a Gruocho, e forse si ricordano solo in qualche sporadica scena:
il mercato della carne e la riunione degli zombie stile alcolisti anonimi. Ma
niente, nulla di fatto, il film non decolla, e francamente ormai è banale
mettere insieme così per sfizio vampiri, licantropi e zombie, non aiutano a
creare il mondo di orrore del nostro Dylan.
Anche se c’è
la “bella” di turno che va da Dylan e afferma che il suo paparino è stato fatto
fuori da un mostro cattivissimo, e il nostro (anzi, il tuo!) da reticente
decide di farsela (l’indagine), non ci hai preso! Neanche quel demone uscito da
Legend, ma fatto peggio, ci ricorda
il fumetto! Mi spiace, nulla di fatto!
Lieti che
una produzione americana abbia scelto un prodotto italiano, ma ci fai un po’
scazzare! Perché americanizzarlo a tutti i costi?
E meno male
che in un intervista hai detto: «so di essere davanti a un
icona». Beh hai fatto centro, si, ma di un orinatoio! E se invece
decidevi di fregartene? Lo ambientavi su Marte e Dylan lo vestivi con bermuda e
camicia hawaiana mentre ammazzava criceti spaziali con una fionda?
In effetti
una cosa, però, va detta ad essere onesti. È giusto dirlo. Il titolo: Dylan
Dog, indagatore dell’incubo. Indagatore, perché dobbiamo scoprire sotto quale
masso ti sei nascosto dopo sto film, così ti picchiamo con gli albi di Sclavi.
E un incubo, perché sto “film” è un incubo cinematografico per tutti quegli
spettatori che almeno una volta un fumetto di Dylan Dog se lo sono sfogliato
anche di nascosto in edicola, ma anche per chiunque è abituato a vedere un
qualunque film.
Ti saluto
con un consiglio:
Se, anche
per sbaglio, tu decidessi di fare altri film ispirati ad icone, vatti prima a
leggere cosa significa questa parola, magari non sbagli più, e se proprio dei
produttori cinematografici cattivissimi ti legassero la tua creatività, almeno
statti zitto.
Cordiali
(anzi, incazzatissimi) saluti.
L.
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