Confesso che
non sono perfetto. «Il
mio unico difetto è la modestia» come diceva il caro Wilde. Ho i miei limiti, e
uno di questi è Wes Craven. Mi piace, e beh?! Problemi?
È pur vero che
ultimamente non è ha azzeccata una: prima Cursed,
un film utile quanto la carta igienica ruvida, poi ha fatto My soul to take, il cui titolo migliore
era “Gabbia di matti” visto che non c’è un personaggio che sembri normale. Così
piccolo piccolo, tra l’incuriosito e il prevenuto-seccato (dopo dieci anni
ancora uno Scream? E che palle!) mi
son deciso e ho visto Scream 4. Ok, è
ben lontano dall’essere un capolavoro (ovviamente stiamo parlando di Craven,
che non è solito fare capolavori, e stiamo parlando in un quarto capitolo di
una saga horror, quindi ancora più lontani dall’essere capolavoro visto che non
lo erano i primi tre), ma per essere un film horror-thriller non è affatto
male. Diciamo che una sua dignità d’esistere se l’è conquistata, meh.
Io ho sempre
avuto un debole per la saga di Scream,
mi è sempre piaciuto l’impianto metanarrativo delle pellicole: il cinema, nel
cinema, nel cinema e così via, le strategie di sceneggiature horror palesate
davanti allo spettatore e poi disattese (la battuta del primo film «pensi di
essere in un film di Wes Carpenter?» l’ho sempre trovata geniale), sono tutti
elementi che mi hanno sempre fatto preferire questa saga a quelle simili come So cosa hai fatto, Urban Legend e co. È chiaramente un film per aficionados del
cosiddetto teen-horror, ma del genere cinematografico in generale, e di tutte le
saghe nate begli anni ’80 come quelle di Freddy, Jason e Mychael.
La storia è
ovviamente quella che è: ragazzini tutti ormoni e festini sbudellati ogni due
per tre dal serial killer più impacciato della storia. Quindi nulla di nuovo
sul fronte occidentale.
Ghostface in posa da foto ricordo |
Ad attrarre è la narrazione! Dicevamo metanarrativo,
ebbene, battute del tipo «questo non è un sequel, ma un remake» strizzano palesemente
l’occhio allo spettatore e giocano con le regole hollywoodiane delle saghe;
così come i personaggi, clichè già dal momento in cui compaiono sullo schermo.
Scene, successioni di avvenimenti (meglio di “squartamenti”!), tutti con una doppia
funzione: far proseguire la storia e rimandare alla costruzione filmica delle
pellicole horror.
Ma che mi ci urli! E scappa, no? |
Ma è già
dall’inizio che il film prende questa piega: noi che guardiamo Scream 4, mentre i personaggi guardano
Stab 6 (il finto film nel film della saga), che comincia con delle attrici che
guardano Stab 5 (il metanarrativo nel metanarrativo).
Certo, questo gioco di
rimandi rischia di farti venire l’emicrania, quindi muniti di aspirina,
assistiamo all’omaggio-critica un pò autoreferenziale all’universo goliardico, trash e
serializzante del cinema horror, specie contemporaneo, che tra sequel, prequel
e remake fatica a trovare un po’ di originalità. In effetti tra un’aggiunta di
secchiate di sangue e qualche arto tagliato in più, la cinematografia horror
proprio non ce la fa a uscire dal pantano sanguinolento in cui s’è buttato da
solo. Quindi niente, anche Wes ci prova, ma non ce la fa tanto, perché il già
visto e il già testato sono sempre più rassicuranti del nuovo e del rischio.
Yo Dawg... Ho saputo che ti piacciono i film! Così ho messo un film in un film dentro a un film |
Solo questo sa fare: agitare il braccino! Stupido... |
alla fine credo semplicemente che autori più o meno cult rischiano di impantanarsi nel genere e scordarsi l'originalità..stimo autori, uno a caso tarantino, a cui piace mettersi in gioco e spaziare su molti fronti, ma così anche altri..forse da una parte c è un pubblico atrofizzato che in realtà non si aspetta più la sorpresa dal cinema e ama cullarsi nelle sue "sicurezze" (anche cinematografiche); dall'altra registi, chi più in buona fede e chi meno, che aggiungono qualche accessorio anche simpatico al vestito, ma tutto sommato sono sempre vestiti uguali...i registi sono o dovrebbero essere artisti, ed in quanto tali non devono scordarsi il processo creativo...
RispondiEliminaEh... è un problema vecchio quanto il mondo :-D :è il pubblico che vuole sempre la stessa cosa o sono i registi (o chi per essi) che proprinano sempre la stessa cosa?
EliminaAggiungiamo anche che "Cult" ormai si sia ridotta ad unh'etichetta omnicomprensiva.
Certo è che non tutti i registi hanno il coraggio di sperimentare: indubbiamente Tarantino è uno che gioca costantemente con il linguaggio cinematografico e, personalmente, ritengo Inglorious Basterds uno dei meglio riusciti in tal senso, più di Kill Bill.
E' vero che «i registi sono o dovrebbero essere artisti» ma temo che la stragrande maggioranza siano "attaccatori di testa di Barbie della Mattel Cinese": una vita a fare sempre le stesse cose per troppe ore al giorno!
P.S. quello sche ho detto naturalmente non vale solo per il cinema ed i registi, ma per moltissimi settori artistici..la musica credo sia traboccante di esempi di artisti che nel corso del tempo si sono rinnovati, restando loro ma continuando a ricercare, e di artisti che al massimo se hanno cambiato è solo dopo aver strizzato fino al ridicolo il propio successo....un altra cosa mi è venuta in mente ( viva "l'anonimia"), perchè Wes craven non scrive correttamente gelato nella sua lingua? perchè invece ice-cream scrive I-S CREAM
RispondiEliminaP.S. ( :-D ) verissimo anche in ambito musicale: quanti artisti "meteora" esitono, sono esistiti, ed esisteranno? Trovano una formula e pensano sia applicabile ad ogni cosa...
EliminaPer quanto riguarda l'anonimato... La battutona simpatia-portami-via :-D mi ricorda quelle che fa una persona che conosco, lo chiamo l'Antropologo... Chissà, chissà, chissà... Ora è in missione nelle lande nebbiose, tenebrose e misteriose del nord Italia, avrà trovato il tempo di "regalarci" le solite battute pezzottissime? (Che a proposito di rinnovamento, ci sta tutto in tema)
O forse cominciano a spuntare i suoi adepti?
;-) speriamo di no :-D