1990… Ah… Il
cinema aveva appena passato un grande momento: la trilogia di Ritorno al futuro, il nostro archeologo
preferito aveva appena trovato nientepopòdimenoche il Santo Graal, piccoli
gioielli del nostro immaginario. Ma era anche l’era della fantascienza violenta
e cupa: sangue a morire (in effetti), secchiate di testosterone e muscolazzi, Robocop, Mad Max che scassa tutto,
insomma, ET-telefonocasa-tenerello è
stato solo un errore. E infatti Paul Verhoeven dopo il grande successo del
“metàuomo-metàmacchina-tuttopoliziotto” che ti fa? Ti fa Atto di forza, che sembra più il titolo per un film drammatico
sulla stitichezza, ma invece è un gran filmone di fantascienza, quella violenta
ma tanto rassicurante, fatta di clichè e innovazione insieme, capace, con le
sue scene, di lasciarti immagini indelebili. Voglio vedere chi non si ricorda
delle “tre tette”!
E
giustamente Hollywood, che non rischia di fare qualcosa di nuovo sennò pare
brutto, decide , a distanza di 22 anni, di fare un bel remake. “Bel” per modo di
dire…
Atto di forza targato anni ’90 è un
piccolo cult: i raggi X della metropolitana per il controllo delle armi, ma
anche dell’osteoporosi, le suddette tre tette, quell’obbrobrio, nella panza del
tizio, che comanda la ribellione, gli occhi di Swary che schizzano fuori dalle
orbite, o il turbante fatto di asciugamano bagnato, persino quell’improponibile
giacchetta verde del protagonista, e Sharon Stone con la sua ginnastica in
tutina spettacchiata e aderente… Ahhh…
Praticamente lo passavano ogni sei mesi su Italia 1 e tu te lo vedevi sempre…
Poi sei cresciuto… Ed è arrivato il temuto remake.
Ora… Perché?
Perché fare un remake se l’originale non te lo caghi di pezza?
Ok, la
storia dell’impianto di finti ricordi e lui che era una spia che si è
cancellato la memoria, doppio-triplo gioco, ci sta ancora.
Ma tutto il resto?
Nel senso… Marte! Il pianeta rubizzo è al centro di tutta la vicenda del film
originale, allarga l’esperienza fantascientifica verso un altro pianeta. Qui
non c’è! Hanno sostituito marte con una parte disastrata e povera del mondo,
non ci sono i mutanti, ci sono una specie di robocop bianchi, la finta-moglie
del protagonista rompe le palle per tutto il film, mentre nel primo la povera
Stone finisce presto zampe all’aria.
«Ops, ho sbagliato film!» |
Vabbè, giustamente mica potevano fare la
copia, e sono d’accordo. Ma allora perché fare un remake? Che bisogno c’è di
raccontare la stessa identica storia cambiando solo le cose superflue, quindi
inutili al fine innovativo? Personalmente ritengo, nonostante non sia un
capolavoro, che il primo Atto di forza
andava bene così, aveva tutto: azione, fantascienza, realtà-finzione… Questo
secondo invece non è altro che un tripudio di effettoni speciali già visti e
per nulla entusiasmanti.
Non si può
giudicare questo remake a prescindere dall’originale, il paragone lo devi fare
per forza. Anche perché come film a se stante è ripetitivo e noioso. Il plot
centrale, e vabbè, è quello dell’originale, ma lo sviluppo della trama è
stitica e statica, le motivazioni, specie dei comprimari del protagonista, sono
assolutamente poco chiare, il succedersi delle scene è prevedibile come il
rutto dopo la coca-cola.
Anche gli
attori… Non ci stanno bene… Insomma, Colin Farrell? Con quella faccia sempre
bastonata e da guappo non ce lo vedi a fare la spia triplogiochista che si
ravvede. Kate Beckinsale ormai fa solo parti in cui, in tutina e tacchi, salta,
scassa, spara e corre. Jessica Biel! E ho detto tutto! Bryan Cranston… Cioè già
il trauma di vederlo passare dal tenerello-sfigatissimo padre di Malcolm al professor White di Breaking
Bad non mi ha fatto dormire la notte, ma vederlo come leader dittatoriale
del mondo con una camicetta bianca e il giubbotto antiproiettile è ridicolo.
Perchè???? Cos'è quel parrucchino???? |
Poverino, il
film ci prova ad essere coinvolgente e accattivante, si sforza, ma l’ “atto di
forza” non è abbastanza, fallisce miseramente sprofondando nel banale e nel
palloso, impersonale come uno scontrino di un “50 Centesimi” dove per ogni
prodotto c’è scritto “varie”. Esteticamente perfetto, ma di un vuoto abissale.
E poi, la
cosa che forse fa incazzare di più: l’originale aveva un tema diciamo, ehm,
“filosofico”. Lo so che accomunare Schwarzenegger-VerhoevenBasicInstinct alla filosofia è alquanto ardito, ma il primo film
aveva almeno l’idea di giocare sul rapporto Reale-NonReale, tentava di
destabilizzare lo spettatore: è il ricordo impiantato o sta accadendo davvero?
Quì è mentre tenta di capire la differenza fra "Fenomeno" e "Noumeno" |
Questo remake invece non ci prova proprio (se non per sbaglio, evidentemente,
in una scena), se ne dimentica, ti dichiara subito che tutto sta succedendo
realmente e il “ricordo impiantato” non c’è mai stato, ma ha attivato solamente
i veri ricordi del protagonista.
E ritorno a
domandarmi… Perché fare un remake del genere? Solo per sprecare effetti
digitali?
Oppure… E se
avessero impiantato in tutti noi il ricordo del film originale, solo per farci
incazzare con questo remake?
Nessun commento:
Posta un commento