19 dicembre 2012

AVENGERS vs X-MEN n°2: La fiera del baratto e del bugiardo [Recensione]




Signori, ben tornati sulle pagine di “ma guarda che str…”. No, non sto parlando dell’Ingegnere che ancora non s'è preso manco un volumetto di seconda mano con una pagina strappata, niente. Anche perché l’Ingegnere mi ha confessato che quando va in fumetteria e vede AvX, ci fa un pensierino ma poi viene distratto da altri albi, e niente, ancora non se lo prende! Quindi lo perdoniamo un po’. Sto parlando invece di Ciclope, e di chi sennò. Mister occhialino rubizzo, in questo secondo volume della saga “ohmioDiocambieràtutto-machicicrede” della Marvel torna a mostrarsi per quello che è. Un leader carismatico? Un patriota della causa mutante? Un uomo da ammirare? No! Un bieco bugiardo approfittatore. Ma tranquilli, non è solo. Questo albo è un continuo voltafaccia di chiunque: ti fidi di qualcuno? Sbagli, si rivela bugiardo! Un po’ ci rimani male, ma poi capisci…
Ok, ma è meglio andare con ordine.
Apriamo il bel fumetto che ho tra le mani e dopo il risveglio di Wolverine, che era stato cotto a puntino da Hope che se l’è telata via, scopriamo dalla bocca di Spidy che Avengers e X-Men hanno fatto una tregua.
L'arrosto di Wolverine.
Di già? Ma se mo mo se le stavano dando di santa ragione… “Tregua” perché gli X-Men si sono arresi! Come arresi? Wolvy infatti ci crede poco e dice «Qui qualcosa mi puzza» e non sta parlando della sua carne bruciacchiata. Nel mentre Capitan America sta discutendo con Iron Man cosa fare dei mutanti e del loro isterico capo. 
Cap li vuole chiudere in gattabuia: «almeno ce li togliamo dalle palle». Ma Iron Man gli risponde buttandogli una zeppatina sul quel fattaccio di Civil War, e lo fa a mo’ di bambini da asilo. Manco il tempo di prendersi per i mignoletti e fare «mannaccia al diavoletto che ci ha fatto litigare» che arriva Dottor Strange con in braccio una ben mazzoliata Magik. Sono li a guardarsi tutti incazzati che arriva Wolverine: «siete tutti ciechi?» (al chè forse solo Devil ci poteva rimane male) e sfodera i suoi begli artigli tirati a lucido per affettare la cotica di Ciclope. Cap lo ferma: «sono nostri prigionieri». Wolverine gli vorrebbe rispondere «prigionieri un paio di palle» ma educatamente gli dice sono che non lo sono. Quello che sembrava essere il Dottro Strange è in realtà Magik che con un lampo di luce stile teletrasporto di Star Trek (oppure stile assunzione in cielo) fa abbandonare la scena a tutti gli X-Men. E gli Avengers rimangono con un pugno di mosche. E quindi Ciclope è il primo a menare palle (ovvio).
Ma in tutto questo che fine ha fatto l’adolescente-controilmondo-Hope? Niente di che: crea una polsiera ipertecnologica con scarti della monezza, ha allucinazioni su Fenice e parla da sola in mezzo a una strada piena di barboni, quindi tutto a posto. Tra poco passa l’ambulanza e se la vengono a prendere.
Wolverine contatta la telepate della sua scuola, Rachel, perché usi Cerebra per scovare Hope. E Rachel? Beh, la novella Jean Grey (ci assomiglia pure) dice che ha trovato la traccia genetica della pulzezza-distruttricedimondi in cinque posti diversi. Testimonianza, questa, che Hope non solo è il messia, ma ha anche il dono dell’ubiquità. Come è possibile? Rachel ha menato una palla colossale: in realtà si è schierata con gli X-Men. Ma brava! E siamo a due bugiardi!
Cap fa le squadre da mandare nei vari posti. Tutti luoghi tranquilli: Tabula Rasa, Latveria, la Terra selvaggia. 
«Allora... Scelgo te, te, te, te no perchè mi stai antipatico!»
Così si approfitta e si fa anche un pic-nic. «Logan, tu vieni con me» dice Cap. Sull’aereo Cap chiede a Wolvy di seguirlo sul retro dove tutto è illuminato da una luce rossa da film zozzo. 
Due chiacchiere sul fatto che Logan vuole uccidere Hope e Cap con un «non volevo che arrivassimo a questo» ci mena un bel papetto in faccia a Wolverine. 
E tre! Pure Cap-uomotuttod’unpezzo fa il voltagabbana. 
Scudate, artigliate, calci nell’intestino tenue e coppini dietro la nuca, interviene pure Ant-Man e tutti insieme allegramente buttano Wolverine giù dall’aereo in un posticino accogliente come l’Antartide.
Dopo aver ammazzato un attimino un orso polare e averne indossato non la pelliccia, ma tutto l’orso sano, Wolvy sta arrancando nella neve come un moderno Hansel-e-Gretel-versione-alcolisti-anonimi seguendo una scia di lattine di birra verso un aereo. 
Chi è andato a recuperarlo? Hope, in evidente tentativo di farsi suicidare.
Nel frattempo nello spazio, quei poveri fessi che dovevano fermare Fenice stanno messi l’uno peggio dell’altro. L’unico è Thor che sta ancora a far roteare il suo bel martello, ma ovviamente l’unica cosa che ottiene è fare esplodere un altro pianeta. Bravo.
Che vorrà mai Hope da Logan? «Facciamo così… io mi faccio possedere (pervertita!) da Fenice. Se non succede nulla, ok, salviamo i mutanti. Se vedi che invece comincio a roteare la testa e a sputare liquido verde, beh, fammi fuori». Wolverine ci pensa giusto quella frazione di secondo per scolarsi una birra e accetta.
Nel frattempo Avengers e X-Men stanno di nuovo a darsele di santa ragione. Botte da orbi a tutto andare, in una sorta di orgia di super poteri con teatro le varie zone del pianeta. Frecce, spadate nei reni, poteri psichici buttati via come il pane, e niente, Cap ad un certo punto ferma tutto: «ho saputo dove si sta dirigendo», Hope, naturalmente. Emma Frost come una brava commare con lo scialle in testa ma telepate sta li ad intercettare tutta la conversazione.
Wolverine e Hope nel frattempo hanno preso in prestito (uccidendo e trucidando poveri scienziati dell’Aim) un razzo. Addirittura? E dove si va? Sulla luna! Per l’esattezza nella “Zona Blu”, un ambiente artificiale dove si respira tranquillamente creato dagli Skrull, così che il povero Romita Jr non dovesse star li a disegnare bombole e caschi spaziali. 
Ma Hope non sa che sulla luna è da un bel pezzo che gli Avengers la stanno ad aspettare. E come l’hanno saputo? Wolverine! Ha tradito Hope e avvisato Cap. E siamo a quattro. Anche Wolvy è stato contagiato dal menar palle. «Ti ho allontanata dalla terra» dice l’artigliuto a Hope. Sta per spiegare il suo comportamento quando un raggio rosso lo colpisce in faccia a tradimento. E chi pu essere così coraggioso da colpire a tradimento? Ciclope! Of course. Tensione su tensione, stanno lì lì per ributtarsi nelle mazzate quando Thor si scaraventa sul suolo lunare e distrae tutti. Manco ce la fa a respirare, ma riesce ad alzare un ditino al cielo ad indicare… Fenice. Ohhhhh è arrivata. Ci ha messo  prequel, un numero zero e primi due numeri, ma ce l’ha fatta. Hope-CapitanOvvio se ne esce con un  «è qui». Ma dai? Un uccello di fuoco ardente grosso quanto un pianeta è difficile da notare, in effetti.
Che in realtà volev dire: «Oh Cazz...»
Il re Bendis ci ha lasciato. No, per fortuna è ancora vivo e lotta insieme a noi, ma ha affidato la sceneggiatura a Ed Brubaker e a Jonathan Hickman. Che dire? Si vede. Si è scritto bene, coinvolge e intriga con i suoi vari intrecci, ma tutta la tensione che si tagliava con gli artigli di Wolverine nel primo volume non c’è. I disegni di Romita Jr e vabbè, ribadisco, sono azzeccati: le pose, gli sguardi, le azioni, sono loro a mantenere alta la curiosità e a gettarti nel bel mezzo della storia. Parliamo di una grande impaginazione delle vignette, giustapposte in modo da creare sempre la doppia versione (Avengers e X-Men) della vicenda. 

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