Ed ecco un posto che nel viaggio verso la magnifica Nerdopolis ancora
non avevamo visitato: il libro. Eh, già… Fumetti, Film, Videogiochi, Anime,
qualche leggerissimo tocco verso l’Arte, ma mai l’immaginifico, fondante, direi
basilare universo della parola scritta su carta!
E lo facciamo con un autore e un romanzo che fa del libro-oggetto un
feticcio sociale, culturale ed etico!
Roberto Ritondale è il nostro autostoppista che, con un blocco di
carta in una mano e la macchina da scrivere sotto l’altra, ci racconta del suo
libro di fantascienza distopica Un mondo
di carta.
E se nel futuro ce lo impedissero? Se la carta fosse bandita? E se il
libro fosse illegale?
Il nostro autostoppista ci da un’inquietantemente vicina risposta
Come nasce “Sotto un cielo di
carta”?
Nasce dall’amore che provo per la carta e per i libri, che mi piace
annusare e stropicciare. I miei libri sono particolarmente “vissuti”, anche
perché spesso dormo con loro! E poi i romanzi si scrivono anche per esorcizzare
una paura, e la mia paura è che la carta scompaia. Del resto, anche i papiri e
le pergamene non esistono più… E infine il romanzo nasce dalla volontà di
scrivere una metafora sull’attuale dittatura di internet, che ci tiene tutti
sotto controllo.
Dovendo inserirlo in una
categoria, che genere letterario sarebbe?
Il genere distopico. Anche se qualcuno, a proposito del mio romanzo,
ha parlato della nascita di un nuovo filone: il futurealismo. Perché nel mio
libro immagino un futuro non troppo lontano e non invento volutamente nulla, mi
limito a descrivere oggetti già tutti in uso, proprio perché sono convinto che
il futuro sia già qui.
Qual è il tuo rapporto con
quotidiani o riviste online e blog?
Essendo io un giornalista, mi capita di consultare spesso, per lavoro,
molti quotidiani e blog on line. E siamo anche costretti a rincorrere i social
network. Prima eravamo dei mass media, ovvero mediavamo tra il politico e il
suo elettorato, tra il cantante e i suoi fan. Il giornalismo ora è in crisi
anche perché politici e artisti si rivolgono direttamente al proprio pubblico,
e noi non abbiamo granché da “mediare”.
Visto che stai rispondendo alle
domande di un blogger, per un blog, su un blog… E non puoi dire che non ti
piacciono i blog… Che valore ha per te un blog? Ma cerca di non ripetere “blog”
nella risposta, sennò è troppo!
Ma a me i blog (scusa, l’ho ripetuto!) piacciono, eccome! Anch’io ne
ho uno: ilsoletralemani. E ho anche un sito (cercalo su Google digitando
“scrittore ambulante”), un profilo Facebook, un account Twitter… Io non sono
così sciocco da proporre di tornare indietro e abolire internet. Il mio
messaggio è: fatene un uso più consapevole, sapendo che siamo ipercontrollati,
e magari più moderato. Troppa gente trascorre troppa vita attaccata al proprio
smartphone.
Come per quotidiani e libri, ci
hanno provato anche con il fumetto a renderlo “digitale”. Secondo te è più
facile perché le immagini permettono molto di più della parola scritta
l’intrusione tecnologica o è più difficile perché – diciamocelo – noi nerd siamo
più collezionisti e maniaci e abbiamo bisogno del volume tra le mani?
La seconda che hai detto. L’ossessione, dice uno dei protagonisti del
mio romanzo, è la casa naturale di tutte le passioni più profonde, così come la
carta è la casa naturale delle parole scritte. Quindi, noi ossessionati e
maniaci non potremo fare a meno di avere un volume fra le mani.
Qual è il tuo rapporto con i
fumetti?
Ho gusti vecchi, sarà che ormai ho varcato la soglia dei 50 anni. Dei
fumetti “attuali” non so nulla. Ma se trovo un “Topolino” o una striscia di
Mafalda, li leggo con un piacere antico, rinnovato da uno stupore nuovo.
E così lasciamo il nostro autostoppista alla sua giusta lotta a favore
della carta, unendoci a lui e ricordandovi che se pensavate di sostituire la
vostra libreria con una pennina usb non siete delle nerdacce, sempre delle ‘acce
ma di un altro tipo.
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