21 settembre 2013

War Horse: una flebo di buoni sentimenti non fa mai male [Recensione]



Dobbiamo dire la verità: Spielberg è bravo. È inutile che ce la raccontiamo. «Fa film di cassetta», «non fa un film decente da millemila anni», «deve morire lui ed E.T.»… Sono tutte balle! Per carità, “de gustibus non est disputandum” ma tutti noi dobbiamo ammettere che è bravo. Sa raccontare, sa come raccontare, sa quali strumenti utilizzare. Ed è anche questo il caso!
La storia è una favoletta: il ragazzo accudisce il cavallo, si amano (mica in quel senso, ho detto “favoletta”, ma che favole ti raccontavano da piccolo?), si separano, pericoli e sfighe a più non posso, si rincontrano e vissero tutti felici e contenti. Stop. È inutile andare a cercare chissà quale significato profondo o metafora complessa. È quello che è: una storia di buoni sentimenti, anche prevedibile, personaggi alquanto tipici, morale spicciola. E allora perché dico che Spielberg è bravo se fa film così?
Perché, come ce la vogliamo girare, è un bel film. La capacità di costruire un racconto anche banale e saperlo rendere avvincente ed emozionante, non è mica facile. Quante volte ci guardiamo filmoni drammatici che ti disidratano a furia di piangere? Sono gli stessi film imprevedibili che ti emozionano. Qui no. Lo sai come andrà a finire, sai che succederà, ma non riesci a non emozionarti. La sicurezza del “già lo so”? Forse… Ma la maestria del racconto è la componente fondamentale!
La storiella è quella di Albert, povero figlio di contadini vessati dal padrone terriero. Un giorno il padre compra il cavallo Joy e subito nasce l’amore tra il ragazzo e la bellissima bestia (è un cavallo davvero splendido!). Ma ahimè siamo agli inizi del novecento e la prima guerra mondiale sta bussando alla porta con le sue bombe. Albert educa il cavallo, gli insegna non solo i rudimenti per essere montato o a portare il giogo, ma anche che il rapporto con l’uomo può essere paritario.
Ohhh... Teneri...
Arriva la guerra, i soldi scarseggiano e il padre-ubriacone-traumadaguerrapassata vende Joy alla fanteria dell’esercito inglese, A nulla servono le rimostranze di Albert. Lo convince (non così tanto) l’ufficiale tenerello che ha comprato Joy: «stai tranquillo, me ne occuperò io e te lo riporterò sano e salvo». E tu già senti puzza di sfiga in arrivo.
Ma?!?! è Loki!!! Fa una parte tenerella? Tutti teneri in sto film!
L’ufficiale porta Joy al fronte (nel frattempo il cavallo fa “amicizia” con uno stallone nero meraviglioso) ma lascia le penne poco dopo. Prima di morire, l’ufficiale, ha lasciato disposizioni affinché dei disegni da lui realizzati con soggetto Joy, fossero recapitati ad Albert. Il ragazzo riceve il plico con la notizia che l’ufficiale è finito zampe all’aria. 2+2= non è che mi è schiattato il cavallo? Albert si arruola (mentendo sull’età). Ma Joy non è nel paradiso dei cavalli dove ci sono puledre ninfomani ad aspettarlo, ma è stato “catturato” dai tedeschi. E qui comincia la sua odissea equina: con il suo amico stallone diventa il mezzo di fuga di due giovani disertori tedeschi (che verranno trovati e giustiziati), viene accudito da una specie di Heidi francese dalle ossa fragili con nonno al seguito, viene ripreso dall’esercito tedesco e viene usato per trascinare cannoni enormi e pesantissimi.
L'insopportabili Heidi... Bianca e malaticcia che non cammina...
Ed è proprio in una di queste marce forzate che l’amico stallone muore.
Ma sono (erano) proprio amicici per la pelle (per il pelo)
Tristezza all’ennesima potenza, ma non è finita: mentre il povero Joy chiama con le zampe l’amico inerte, scoppia un fuggi fuggi generale dell’esercito tedesco. Un carro armato sbuca all’orizzonte e Joy scappa. È qui comincia quella che per me è la sequenza meglio riuscita di tutto il film: la fuga è disperata, veloce, drammatica, lungo le trincee, tra bombe, proiettili e filo spinato; Joy cade, si rialza, si arrampica e ricomincia a correre, veloce e disperato, nella fuga comincia a trascinare filo spinato che gli si è conficcato nelle carni, finché questi non creano una prigione che lo intrappola al suolo della terra di nessuno, ferito, in fin di vita.
Corri Forrest (ehm)... Joy!!! Corri!!!
Albert nel frattempo assaggia cosa vuol dire la guerra, la paura, cosa vuol dire causare la morte di qualcuno o aiutare un commilitone in difficoltà. Il suo reggimento conquista una trincea nemica, ma del gas lo ferisce agli occhi rendendolo momentaneamente cieco. Nel frattempo il povero Joy sembra aver perso la voglia di vivere, ha dato troppo ed adesso è sfinito. Dalla trincea inglese viene notato da dei soldati, così come viene notato da quella tedesca. Un soldato inglese, bandiera bianca in mano, si avvicina a Joy con l’intento di liberarlo. Sta la a pensare come deve fare, quando alle spalle sbuca un soldato tedesco, cesoie in mano pronto anche lui ad aiutare il povero cavallo. I due soldati che hanno lo «stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore» si alleano per salvare Joy. Liberato il cavallo, un “testa o croce” lascia che Joy vada con gli inglesi. Sarà forse il momento per stare un po’ più tranquilli? Beh, no… Joy è veramente malandato e il medico della truppa consiglia di porre fine alle sue sofferenze con un colpo di pistola. Il trambusto dell’arrivo di un cavallo nell’accampamento inglese coinvolge anche il cecatello Albert che viene a conoscenza di un «cavallo miracolato» così forte da sopravvivere alla terra di nessuno.
Insomma... è normale che sia un poco sporco, e che...
Joy sta li, inerme, pronto ad essere giustiziato, quando un fischio, anzi, il fischio, risuona nell’aria. Lo stesso fischio che faceva Albert per chiamare a se il cavallo. E finalmente, i due si rincontrano.
T e n e r e z z a ! ! !
E tu sei già li a gongolare come una scolaretta alla sua prima cotta, quando il medico rompipalle… beh, rompe le palle!
«Signore questo è il mio cavallo!»
«Figliolo, stai rincoglionito dalla guerra, che ne sai? Uccidete il cavallo»
«Lo so! È fatto così, così, così»
«Ma non si vede una cippa con tutto quel fango. Uccidete il cavallo»
«Oh, e facci respirare cinque minuti!!!».
Una volta pulito Joy, il medico si acquieta e smette di voler uccidere la povera bestia. Oh, allora tiriamo un bel respiro di sollievo: Joy magna come un matto, è tornato bello lucente e in forza, Albert è guarito e la guerra è finalmente finita! Ah… Aspè, il lieto fine te lo devi sudare.
«Solo i cavalli degli ufficiali tornano a casa, gli altri li mettiamo all’asta»
«Ma Joy è mio, ma che palle, non tengo manco una lira».
Ma, tenerellitudine della tenerellitudine, i commilitoni hanno fatto una bella colletta per lasciare che Albert ricompri Joy. Evvai, saranno sempre insieme, tanto così l’asta è una formalità. Comincia l’asta e un signore comincia a fare lo stronzo che si vuole comprare Joy, la tensione è alle stelle, ma sappiamo che Albert trionferà! «3… 2… 1… Agg…» noooooo… Il nonno dell’Heidi di cui sopra offre una cifra spropositata e si aggiudica Joy. Ma che palle! Ma che vuole sto vecchio inzallanuto? Fatti i fatti tuoi! La nipote è morta e Joy gliela ricorda… Uff… Ma, dopotutto, pure Joy si è rotto un pochino le palle ad essere sballonzolato di qua e di la, ne ha sopportate di ogni e mo basta. Infatti mentre il vecchio fa per portarselo via, Joy ritorna indietro da Albert e finalmente il nonno capisce che non deve intromettersi e riconsegna il cavallo al suo legittimo proprietario. Ma siamo sicuri che la sfiga è finita? Ma sicuri sicuri? Si! Ahhhh… Albert e Joy tornano a casa e vivranno per sempre felici e contenti.

Sudato, combattuto, appesantito, ma il lieto fine è arrivato. Come nelle favole: non importa quali siano le difficoltà, la felicità e l’amore trionferanno sempre. Ma si, ci vuole un po’ di trito e ritrito sentimentalismo, soprattutto quando non è retorico o mellifluo. Puro e semplice sentimentalismo. Un toccasana per animi tormentati e depressi. Spielberg in questo è stato bravo, ha fatto un ottimo film di intrattenimento che, nonostante le dinamiche prevedibili, sa emozionare qual che basta per goderti soddisfatto i titoli di coda.

3 commenti:

  1. Io ho letto il libro. Credo che l'effetto che fa sia un po' diverso, considerato che buona parte del libro è dal punto di vista del cavallo... cosa che più difficilmente si può fare in un film...
    Il libro ricordo che l'ho trovato godibile, anche se a dire il vero tutti questi particolari della storia non me li ricordavo... XD
    La cosa buffa è che comprai il libro perché avevo intenzione di vedere il film (avevo sentito che c'era Tom Hiddleston), ma il film ancora non l'ho visto...
    Ma quindi muore? Che shock... D:

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    Risposte
    1. Beh, quando hanno provato a fare un film dal punto di vista del cavallo è uscito il cartone animato "Spirit"... Ci ricordiamo tutti, vero, che era di una palla sconfinatissima?
      Ebbene si... Martoriato da un mitra... Però lo devo dì: nella parte del tenerello non lo riconosco! ;-)

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    2. Non mi servivano tanti dettagli... D:
      ps. Comunque Tom Hiddleston è tenerello pure quando interpreta Loki... vogliamo parlare della scena del "Cosa sono?" in Thor... :'( Se non ti scioglie il cuore quella...

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