8 ottobre 2016

Doctor Strange: vita, morte, miracoli e magie del dottore di casa Marvel

Oggi il Viaggio per Nerdopolis, invece di prendere la prima a sinistra, ha preso la N-Dimensionale a destra e il viaggio si è addentrato nella magia: si parla del Dottor Strange, il tizio in calzamaglia e mantello con il pataccone dorato sul petto, quello che se un supereroe ha problemi di prostata lo caccia con l’Asta di Watoomb e bestemmia contro i Vishanti perché, lui, non è quel tipo di dottore.

Dottor Strange (o Doctor Strange, o Stehen Strange, o Stephen Vincent Strange, o Stregomne Supremo, fate un po’ voi…) viene partorito dalla mente di Steve Ditko, evidentemente strafatto di LSD, ben 53 anni fa, sull’albo a fumetti Strange Tales n°10 (un caso? Noi di Viaggio Per Nerdopolis crediamo di no!) del luglio 1963. Chiariamo subito un punto: Ditko è sempre stato contrarissimo alle droghe e non pensava che il suo personaggio allucinogeno potesse richiamare al mondo de «ehi, bella fratello, qui è tutto un flusso di coscienza» finchè non glielo fece notare il suo supervisore Ralph Macchio e lui ci rimase di Krakkan.


Comunque… Sembra che il nostro Steve si sia ispirato ad un programma radiofonico di cui era appassionato in età ancora tenerella, Chandu The Magician, ma bisogna dire che tutta l’atmosferma del Doc poggia sulla controcultura dei primi anni sessanta: 
Ok, questo è film con Bela Lugosi, ma immaginatelo alla radio!
un po’ hippy, un po’ bohemien, dalle preferenze sessuali (almeno all’inizio) non proprio chiarissime, ma soprattutto per l’idea di una vita dedicata di più ai valori spirituali e non materiali. Insomma, parliamo sempre di un “supereroe” senza muscoli, magrolino, che in una scazzottata è il primo che finisce Cappa Levitazionale all’aria. E parliamo di un eroe la cui infanzia è un po’ un bel “chissenefrega” perché la dinamica che porta alla sua nascita è destinata alla sua età adulta, più che adulta!

Ma è proprio qui il fascino del personaggio: niente Spider-Man superforte e che si impizzica alle pareti, niente Cosa bestione-scassa-tutto, manco scienziati  intelligentissimi con il potere di allungarsi a piacere… No! Un Dottore, raffinato, elegante (si, vabbè, quando è in “missione” ha un vestitino un po’ così… Ma vabbè!), pantofolaio, che ha un Sancta Sanctorum e una libreria… Con tutto l’affetto ma non ce lo vedo Hulk con un libro in mano esclamare «Hulk spacca Noumeno!».

Quindi un personaggio che in casa Marvel fa quello che in casa Marvel non erano abituati a fare e si mette a fare quella “controcultura” che dicevamo, ma in casa propria.

Strange è il mago più potente della Terra e prende il suo potere dalla trinità mistica dei Vishanti: infatti, dividere sti poteri in quattro crea qualche casino al dottore, basti vedere il ciclo di Len Kaminski e Geof Isherwood del 1992-1993.
Piega la realtà, la materia, ipnotizza gente, può spostarsi tra dimensioni parallele, generare illusioni e, cosa fichissima, può proiettare in giro la sua Forma Strale (utilissima per spiare le donnine sotto la doccia, il Doc Zozzone…). Insomma, è forse uno dei più potenti eroi dell’universo Marvel.


Ma anche lui, come tutti gli eroi, ha avuto un passato doloroso, o almeno, un qualche cosa che gli ha aprto gli occhi: Stephen era un grandissimo neurochirurgo, parecchio stronzo e con la puzza sotto il naso, alla ricerca di millemila miliardi di soldi, che se ne fregava altamente di tutto ciò che andava oltre il suo pizzetto. Sfiga vuole (qualcuno la chiamerebbe “ legge del contrappasso”) che fa un brutto (ma brutto) incidente con la macchina e, zack, mani distrutte, incapaci pure di pelarsi una mela, figurati di operare il cervello di qualcuno.
Disperato, affranto, costretto a farsi aiutare per tagliare una fettina di carne, gira in giro girando per il mondo alla ricerca di qualcun che possa guarire le sue manine. Diverse porte sbattute in faccia arriva dall’Antico, in qual di Lang Kah, su uno dei tanti pizzi sperduti del Tibet. E li apre gli occhi, tutti e tre (cit. Strange: Principio e Fine di Straczynski e Barnes, del 2005), apprende le arti mistiche, combatte contro il Barone Mordo, Dormammu, si invaghisce di Clea (la ragazza della porta accanto della Dimensione Oscura), e diventa Stregone Supremo!


L'Antico con la sua faccia tenerella
Con il suo bel medaglione appeso al collo, L’Occhio di Agamotto (da allora conosciuto come “Agamotto l’orbo”… Ok, scusate, pessima!), è la prima linea nella guerra contro le forze oscure che minacciano la terra, senza di lui, eravamo diventati tutti Senza Mente di Dormammu! Quindi, ringraziamolo, e che…

Appartiene o è appartenuto a diversi gruppi.
Ricordiamo innanzitutto i Difensori, in cui faceva squadra con Hulk, Namor e Silver Surfer (si, ok, diciamo che come abbinamento è un po’, ehm, bòn!), ma è stato anche membro dei bad boys oscuri conosciuti come Figli della Mezzanotte accanto a Ghost Rider, Blaze e Morbius. Durante Civil War si è schierato con gli anti-filogovernativi (e non ci stupisce) facendo utilizzare il suo Sancta Sanctorum come base segreta.


E, ultimo, ma assolutamente non ultimo, fa parte degli Illuminati il super gruppo super segreto di super tizi super intelligenti insieme a Tony Stark, Professor X, Reed Richards, Freccia Nera e Namor che tante cose belle hanno fatto, tra le quali sparare Hulk con un razzo e farlo incazzare così tanto che al suo ritorno ha scatenato la World War Hulk e hanno annientato una terra parallela. Le grandi menti…


Il suo migliore amico, coinquilino, protettore, maggiordomo, Alfred-di-Batman, è il tenerello Wong che, tra una tazza di te e biscottini della fortuna, conosce le arti marziali e, alla bisogna, lancia pure qualche incantesimo.

Ma basta parlare del Dottor Strange e dedichiamoci al Dottor Strange con qualche lettura.

Ovviamente il primo consiglio è Strange Tales 110 perché, nelle sue, un po’ ingenue, sole 5 tavole, getta il seme di uno dei più affascinati personaggi Marvel.

Mi tocca citare anche Strange Tales 115 perché è il racconto delle origini. Esatto, no, il primo numero non ci racconta come il Dottor Strange sia diventato Stregone Supremo, dobbiamo aspettare ben 4 numeri. Ed è interessante perché può essere preso come prototipo di quello che era un racconto a fumetti negli anni 60: le sceneggiature dei fumetti Marvel dell’epoca erano molto “verbosi”, la parola era dialogo ma anche, spesso, descrizione; certo, in dieci tavole, eri quasi costretto, ma certo, tu lettore, ti trovavi balloon enormi e didascalie gigantesche fitte di testo. E la difficoltà di Dottor Strange era quella di  descrivere la magia, l’onirico, il surreale, piani astrali e flussi di coscienza, portando il disegno a dover completare solo alcuni di questi elementi, non avendo molta libertà espressiva, confinato nella gabbia della tavola. Il risultato segna comunque una fondamentale immissione nel mondo della magia della Marvel.

Parlando di origini, non si può evitare di parlare di due storie: la prima è Dottor Strange: Season One (2013)  di Greg Park ed Emma Rios e la seconda è Strange: principio e fine (2005) di J.Michael Straczynsky e Brandon Peterson.

Season One è un vero e proprio remake di quel Strange Tales di cui sopra, ma non di quei remake tipo Atto di Forza, ma di quei remake che non ti fanno pentire di averlo visto, anzi, di danno una diversa prospettiva della storia che credevi di conoscere. Personalmente ho apprezzato molto il “progetto” Season One: alcune graphic novel son state davvero delle grandi letture (Hulk e Iron Man, chi l’avrebbe detto…).
Il Doc qui ha una marcia in più: narrando con grande fedeltà le origini di Strange, gli autori si sono trovati davanti la necessaria, semplice e vincente scelta di portare cinquant’anni avanti la storia, senza stravolgere nulla, adattando la narrazione allo stile narrativo di oggi. L’esempio più palese è quando si svela il tradimento del Barone Mordo: stesso contenuto, ma il linguaggio è ovviamente mutato - magari verso uno più cinematografico - complice l’occhio dello spettatore, ormai abituato ad articolazioni grafiche più complesse.


Strange: principio e fine più che un remake è un rebooth, insomma, da Straczynsky ci aspettavamo qual cosina in più. Rinarriamo le origini dello Stregone declinando mooooolto sull’action e il fantasy orrorifico. Si scelta azzardata che, da fan del Dottore, un po’ fa storcere le Irsute schiere di Hoggot, ma un pochino lo salviamo: l’inizio, indubbiamente, ti apre un dietro le quinte interessante, quando vediamo Stephen, ancora studentello pieno di buoni propositi, in Tibet ad aiutare le persone, giuramento di Ippocrate, Medici senza Frontietere, ecc.; poi si sa, donne, soldi, successo, e niente, ti dimentichi delle promesse, dei principi, poi fai un incidente con gli sci (eh già), ti spedi pure fino all’ultimo centesimo e diventi Stregone Supremo. Infatti il personaggio è trattato con grande complessità: l’arroganza del Dottor prima diventare Stregone, lo scetticismo di Strange, l’ossessione di far guarire le sue mani e la “punizione” per avere poi la “redenzione”, sono narrate con grande maestria. Poi, si certo, parliamo di cambiamenti che ti fanno salire la noia, ma non possiamo avere tutto no?!?

E, infine, un commentino alla nuovissima serie, perché ci dedicheremo un post tutto suo: funziona! Funziona il Dottore più scapestrato e combattivo (fisicamente, intendo), geniale la visione con il “terzo occhio”, insomma, visto che da qualche anno mancava una serie regolare, non potevamo chiedere di meglio.

Chiudiamo qui il post sperando che Raggadorr a fine ottobre non faccia calare su di noi l’Ascia di Angarruumus con l’attesissimo film sul Dottore Strano. Chi i Vishanti siano con tutti noi…
Dai... C'è sempre Benedict Chumbercoso

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