Ogni Nerd che si rispetti, aspetta le vacanze per concentrare tutta la
sua nerditudine inespressa, che siano estive o invernali, non importa!
L’importante è, finalmente, vedere quel che si era rimandato, leggere ciò che
si è impilato sul comodino, giocare a ciò che volevi giocare! E da bravo
viaggiatore per Nerdopolis, pure io ho approfittato della calura estiva per
recuperare un pochino di arretrati. Parliamo solo di arretrati filmico-televisi
che, dovendo studiare e, ebbene si, vivere un pochino pure io, fumetti e
videogiochi sono stati molto di meno. Ma non indugiamo oltre, accendiamo il
ventilatore, accendiamo la Tv e via, nel mondo nerd…
MAN OF TAI CHI
Dalla locandina si capiscono molte cose, sopratutto il problema con il parruchhiere |
E Keanu Revees ha davvero scelto sto coso come esordio alla regia?
Cioè, la regia, è una cosa importante, cavolo! Essere regista significa
restituire, in un prodotto organico, la tua visione del racconto, della vita,
delle emozioni… E per Keanu (che da un po’ ha preso una china pericolosissima,
correndo come un pazzo su un cavallo in fiamme verso una pompa di benzina)
essere regista significa mettere insieme tutte le banalità, tutta la retorica
e, diciamocelo, tutto il kitch dei film di arti marziali. Non so se il suo
obiettivo era quello di citare-omaggiare una certa cinematografia ma, a
prescindere da tutto, come ha pensato, anche lontanamente, che una pseudo
storia di incontri di mazzate clandestini conditi da purezza di spirito e
lealtà (sic!) possa davvero attrarre genuinamente qualcuno? E pensare che 47 Ronin sembrava il punto più basso del
buon Keanu.
JOHN WICK
Giurin giurello, non volevo spararmi la cinematografia dell’attore
dalla barba diversamente folta, ma, oh, è capitato. Però c’è da dire che,
banalità per banalità, sto John Wick
non è stato proprio orrido. Si, il filone è quello strausato e abusato dei
cosiddetti Revenge Movie, ma tutto l’impianto noir della narrazione e
dell’estetica cupa della metropoli violenta, non ti toglie la voglia di vivere
mentre guardi una serie di banalità spiattellate in ogni dove. Certo, la mazza
nelle strette chiappette di Keanu ti lasciano costantemente in dubbio sul come
mai non si spezzi ad ogni capriola, ma ti rispondi che forse non si spezzerà
mai, e lo capisci dall’espressione perennemente perplessa del nostro
protagonista.
STRETCH
Ohhhh… Ironia da commedia nera, montaggio coinvolgente, voce fuori
campo da noir moderno, tutto concentrato in un film che spinge l’acceleratore
sulla macchina dell’assurdo del festival della sfiga! Un viaggio sulla limousine
del protagonista verso la follia, l’edonismo e l’orrore dei ricconi e dei vip
della nostra alterata e alterante società. Tu ti senti come il protagonista
Stretch, sempre stralunato, turbato e con la faccia a punto interrogativo
mentre davanti agli occhi ti passa in rassegna l’umanità più surreale e
disturbante. Complice una sceneggiatura scritta con il “vocabolario delle
metafore e delle immagini figurative più articolate”, il protagonista è
costretto ad essere complice dell’assurdità del mondo notturno fatto di droga,
prostitute, schizofrenia, polizia, un miliardario completamente dedito
autodistruzione e un paio «vaffanculo
CSI», scendendo sempre di più nella sua di follia. Grazie a siparetti
comici alternati a colpi di scena assurdi, il regista Carnahan torna ai fasti a
lui più congeniali del suo Smokin’ Aces,
dopo la divertente parentesi del film di A-Team
e il depressivamente coinvolgente The
Grey.
ROMEO E GIULIETTA
Vederlo è stata una tortura! Tortura psicologica, intellettuale e
fisica. Si, perché ho avuto l’infausta idea di vederlo il giorno in cui se
decidevi di buttarti in piscina facevi bene a portarti un pacco di pasta per
farti una spaghettata dopo. Una tortura psicologica ed intellettuale perché non
puoi assistere all’ennesima trasposizione cinematografica della tragedia di
Shakespeare che tra la scelta di rispettare fedelmente il testo o riscriverlo
completamente, decide di utilizzare la disgustosamente fastidiosa via di mezzo.
Un po’ di battute dal “bardo”, un po’ di battute nuove e l’insalata buona come quella
del McSchifo è bella e pronta. Per carità bei costumi e belle scenografie (se
escludiamo quelle in un pezzottissimo digitale), ma se scegli città come Modena
e Verona è ovvio che non puoi sbagliare. Il problema è la regia piatta e scontata,
fatta principalmente di primi piani che disturbano non poco. E in tutto questo piattume
eccola lì, la battuta che ti lascia interdetto e ti fa scoprire che Mercutio
era un marxista di primo pelo: mentre ci sta lasciando le calzamaglie, ti butta
là la battuta «la strada per l’inferno è
lastricata di buone intenzioni». Ed ecco che ogni volta che qualcuno fa
dire un aforisma di un filosofo ottocentesco ad un personaggio di una tragedia
di fine ‘500, un buon sceneggiatore muore.
INSURGENT
Solo la locandina è figherrima! |
Pieno zeppo di scopiazzature come il primo, banale come il primo,
attori sempre più impossibili nei loro ruoli come nel primo, noioso e privo di
pathos come il primo… Insomma… Se non vi è piaciuto il primo, non vi piacerà
neanche questo. Parliamo chiaro… Questa moda del futuro distopico con
ciòvanissimi che devono risolvere capra e cavoli è diventato un filone banale. Hungher Games ha avviato le danze, ma,
almeno, in quanto “capostipite” (ma anche tecnicamente) di sta nuova moda, ha
un suo perché! Ma tra Divergent e The Maze Runner (il finale di Insurgent e il finale di quest’ultimo
son praticamente uguali) le idee scarseggiano tremendamente e francamente manco
begli effetti speciali sollevano la mediocrità di sti polpettoni pseudo
politicizzati. E poi, domanda fondamentale: ma quanto son sbagliati i due
protagonisti? Tris e Quattro hanno entrambi problemi ha gli occhi: occhio vispo
come quello di una triglia morta, la prima, occhi fastidiosamente troppo vicini
tra loro, il secondo, non riescono a passare per eroi salva mondo della
situazione!
THE GIVER
E parlando di futuro distopico di ciòvani eccone un altro… Ma… Anzi,
MA… Per niente banale, interessante, esteticamente affascinante, questo The Giver, tenta un affondo nella
novità, risucendoci! Riuscendoci talemente bene che, infatti, non se l’è
calcolato nessuno. Dopotutto, se fai qualcosa di bello, nuovo e artisticamente
valido, devi essere affossato per forza. Un mondo dove le emozioni sono sopite,
spente, azzerate, in cui neanche una bella mangiata di pane e nutella ti
rallegra la giornata, il nostro protagonista Jonas è destinato a non prendere
più lo psicofarmaco ammazza emozioni e a vedere il mondo nella sua complessa e
colorata fascinazione. Già… Proprio colorata! Il film per diverso tempo è quasi
tutto in bianco e nero, grigio, perché tu spettatore, come Jonas, devi scoprire
piano piano i colori e le emozioni. Ed io pensavo che, all’inizio, il tv se ne fosse
partito! Ma non solo esteticamente, tutta la “scoperta” o, meglio, la
“riscoperta” da parte dell’umanità, di un mondo complesso è la parte più
intrigante ed emozionante della pellicola. Non ci sono governanti cattivi
perché intrinsecamente malvagi con deliri dittatoriali, ma solo essere umani
svuotati dalla loro umanità, forti della logica consecutio (tiè tiè, pure
latinismi, e che volete di più!?!) delle cose.
Dopotutto, nel bene o nel male, le emozioni permettono di vedere il
mondo con occhi nuovi, di percepirne la ricchezza e la bellezza, ma anche il
dolore e l’orrore, senza i quali, noi non ci sarebbe l’amore, l’emozione, il
brivido, ma neanche l’arte in tutte le sue forme… Però non ci sarebbero neanche
film di me@#a... Ok, dove si prende lo psicofarmaco?
FAST AND FURIOUS 7
La sospensione dell’incredulità corre veloce per due ore e passa di
film lasciandoti con un sorriso divertito per l’assurdo di ciò che guardi per
tutto il tempo. Ebbene si! Scene elaborate e fantasiose che ti fanno fare
sonore risate perché assolutamente impossibili. No, questo settimo capitolo
della saga diversamente intellettuale degli autisti spericolati non ha deviato
verso la fantascienza, ma verso una realtà che non segue proprio le leggi della
fisica, della meccanica e della biologia. Macchine che attraversano tre
grattaceli contigui passando dalle finestre, droni militari abbattuti da
autoambulanze, The Rock che si toglie il gesso semplicemente intostando il
muscolo… Ahhh… Assurdo, tamarro, esagerato e divertentissimo. Due ore di
piacevoli e coinvolgenti assurdità d’azione che non ti annoiano. C’ha pure il
finale tenerello e malinconico con l’ addio (no, non dirò se fisico o
psicologico) al povero Paul Walker, che non stona con l’intera messa in scena
della pellicola. Bisogna prendere il film per quello che è, e proprio per
questo, oltre a sospendere l’incredulità, sospendiamo pure il giudizio e
lanciamoci sulla macchina in corsa che attraversa un parcheggio che crolla.
Certo, ormai Vin Diesel s’è fatto un pochino chiattarello, ma quando
sostituisce il crick per sollevare una macchina, fa ancora la sua
testosteronica figura.
NISEKOI
Finalmente, dopo millemila tempi in cui non ho avuto
modo-occasione-voglia di vedere qualche giapponoso cartone animato, ecco che,
per puro caso fortuito, mi son visto questa serie. Premesse solitamente
surreali: i figli di due organizzazioni criminali sono costretti a “fidanzarsi”
per far terminare la guerra tra le due fazioni rivali. Si, alla Romeo e Giulietta (palesemente
richiamato negli episodi finali della prima stagione). Sarà anche uno shounen
harem alquanto banalotto con personaggi banalotti, ma va detto che è
assolutamente piacevole e divertente, pieno di gag simpatiche e momenti da
comicità surreale. I personaggi sono stereotipati con la ragazza che odia il
protagonista e poi se ne innamora, quella che non riesce a confessare i suoi
sentimenti e quell’altra che invece è assolutamente palese nel farlo… Insomma,
nonostante il dejavù scorre piacevole e ti incuriosisce perché ti affezioni e
vuoi sapere come finiranno le beghe amorose del nostro protagonista Raku. Ma,
soprattutto, vuoi scoprire chi delle tre ragazze, Chitoge, Onodera e Marika è
in possesso della chiave che aprirà il lucchetto del ciondolo di Raku,
donatogli da una delle tre dieci anni prima. Ognuna dice di averlo fatto, ma
nessuno si ricorda il volto del ragazzo a cui lo hanno donato, Raku si ricorda
dello scambio, ma non della ragazza con cui lo ha fatto… Ovviamente questo
impasse è al centro di tutta la serie. Ma una domanda sorge spontanea… Visto
che è stato un evento importante per tutti, ma come diamine è possibile che
nessuno si ricorda un benemerito?!?! Son casi di amnesia collettiva curiosi
questi… E intriganti! Per questo stai li e ti vedi tutta la serie! Si scorpirà?
Ehhhh…
E qui chiudiamo questo relativamente lungo post su l’estate di merd…
di nerd che ho trascorso. Il mio obiettivo di spaparanzarmi su una qualunque
superficie e spiattellarmi di tutto e di più su un bello schermo, è andata a
farsi benedire, costringendomi alla cernita che avete appena letto… Se non
altro è stato un bel riscaldamento per un inverno all’insegna della
nerditudine!!! E il viaggio prosegue.
Nessun commento:
Posta un commento