Sul primo numero di Orfani mi son già espresso
giusto un anno fa. Quello che è successo in questo anno è stato di aver letto
una grandissima serie. Ma davvero. Il che, visto l’inizio della stessa, mi ha
stupito non poco. Orfani era partito
un po’ moscio, stereotipato, anche prevedibile, tecnicamente e graficamente di
altissimo livello, così come la sceneggiatura evocativa, ma una trama, alla fin
fine, molto semplice. Questo per, si e no, i primi tre numeri, poi, la svolta!
Ma non svolta nel senso che è improvvisamente migliorato. No, la “svolta” nel
senso che quella premessa banalotta era funzionale al lungo, complesso e
assolutamente imprevedibile capovolgimento della struttura: una corsa a
perdifiato che ti spiazza ad ogni numero e che ti lascia assolutamente a bocca
aperta. Così come la struttura narrativa passato/presente alternato, diventa lo
strumento di Recchioni per rivelare e legare a filo doppio l’intera struttura
dei dodici numeri della prima serie.
E quindi,
eccoci, finalmente, e soddisfatti, all’inizio della seconda stagione.
Per chi
non ha ancora (e fatelo subito!!!) la prima stagione, non voglio spoilerare
nulla, tranne l’ovvio (insomma, campeggia in copertino e da il titolo): il protagonista della nuova serie, Ringo. È in parte uno
spoiler perché ciò che è accaduto nei precedenti albi, nonostante la conoscenza
di questa informazione, è assolutamente imprevedibile… E funzionale alla nuova
trama appena cominciata.
Partenza
molto forte: Ringo, dopo aver abbracciato la rivoluzione, dopo circa vent’anni,
ha abbandonato i suoi propositi poiché ha visto il suo “sogno” svanire sotto il
potere della nuova (ma sempre vecchia) ex-dottoressa-ora-presidente Juric. Se
ne sta li, su un isolotto partenopeo a fare il caffè con la moka (meno male) e
a non lavarsi quella fascia rossa che ha in fronte (che se potesse parlare…)
quando una sua ex arriva e gli sgancia una bomba: «tuo figlio, che non sapevi di avere, è stato catturato dall’esercito
ed è condannato ad un’esecuzione pubblica. Sta in un gruppetto di tre, ma mica
ti dico chi è, che sennò, non li salvi tutti».
E che ti farà il bastonato
Pistolero Ringo? Dai, è un eroe… Che potrà mai fare…
La barba aggiunge un tocco di ficaggine in più |
Una Napoli
degradata e piena di rifiuti (ma qui la colpa è di un apocalisse) fa da sfondo a
una storia d’azione che riesce a bilanciare il nuovo con il vecchio, perché, se
è pur vero che «scurdammoce ‘o passato,
simmo ‘e napule, paisà», è altrettanto vero che, pure se te lo dimentichi,
il passato sa come tornare a tormentarti… Solo che qui lo fa cercando di
affettare a sangue il nostro protagonista.
Eppure... Una faccia conosciuta ce l'ha! |
E qui,
sinceramente, sta un punto di forza di questa nuova serie: se la prima pescava
nella fantascienza spaziale, la seconda invece in quella post-apocalittica. E il
passaggio tra questi due sottogeneri, funziona e continua con coerenza la
storia precedente. E, poi, c’è un’altra cosa. Sarà che in ognuno di noi (a chi
più, a chi meno) albergo uno spiritello patriottico… Ma finalmente abbiamo una
serie “seria” ambientata nella nostra bella penisola.
Insomma, si, New York
sarà pure la città di millemila supereroi, e Gotham City si troverà pure negli
USA, ma, andiamo, anche Napoli con le sue meraviglie e le sue contraddizioni,
ha finalmente trovato un piccolo spazio nell’affresco di una grande storia.
Adesso toccherà alle prossime città italiane, e, non vedo l’ora di vedere in
che condizioni saranno nell’allegrissimo futuro post-pocalittico della serie Orfani.
Un inizio
non esplosivo, ma sicuramente ottimo, con la giuste dose di WTF?! e WOW. Ovviamente, i disegni e i colori sono maestosi ed assolutamente atipici per una serie bonelliana. E se il
caro Robby [Roberto Recchioni, ndv (nota del viaggiatore)] ripeterà lo schema
che segue un climax di colpi di scena ed imprevedibilità, abbiamo incominciato
a leggere una nuova grande serie.
Quinidi,
niente spoiler! No! Non lo dico! Non dico che la Mocciosa... Mmmmmhhhhh...
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