Per chi non
lo sapesse la teoria dei “sei gradi di separazione” recita che tra me e te che
stai leggendo, pur non conoscendoci, ci separano sei persone: io conosco uno
che conosce un altro, ecc, fino a te. Sei. Quindi, si, stai attento, sono più
vicino di quello che pensi. Se senti un fruscio dietro la finestra, un passo
furtivo oltre la porta, una voce ansante al telefono, è un maniaco sessuale,
io, invece, rimango dietro alla testiera ma ci separano sei persone. Ma quel
maniaco potrebbe aver molestato qualcuno, che ha molestato qualcun altro, ecc,
fino ad essere molestato da me.
Ok, ma basta
con chi conosce chi ha molestato chi, e concentriamoci su: chi conosce chi, nel
quando e nel dove!
I fratelli Wachowski ci hanno regalato (e gliene saremo sempre grati) il primo
Matrix (che il secondo e il terzo erano un bel po’ inferiori), quel trip
allucinogeno da ricovero psichiatrico di Speed
Racer e il thriller lesbo soft di Bound.
Ok, sono un pochino discontinui, pensando che con il primo Matrix potevano
campare di rendita (come ha fatto Cameron con Titanic, per chiarirci), e quindi non ci stupiamo che Cloud Atlas non sia un capolavoro. Ma è
comunque un ottimo film. A diluire la loro regia troviamo Tom Tykwer che, a
parte Lola Corre, non è proprio un
astro nascente della regia, ma il fatto suo lo sa davvero.
Il trio di
registi mette in piedi un kolossal. Come quelli che faceva De Mille (perdonami
Cecille), ma con il gusto assolutamente moderno della narrazione.
Sei epoche
diverse, almeno nove personaggi principali che si trasformano in base alle
epoche, intrecci, richiami, legami dipanati per un arco narrativo lungo quasi
500 anni (dal 1849 al 2321: 472 anni, ah la calcolatrice).
Per fare, ehm, chiarezza... |
La trama…
Beh… Uhm… Ecco…
Il tema del
film è invece molto affascinante: noi siamo quello che gli altri sono stati
prima di noi, le nostre azioni, i nostri sentimenti, le nostre “anime”
producono effetti sulle generazioni successive.
Lo so che vi
state chiedendo «ma la trama?». Non c’è una trama! O, almeno, non è una trama
unica per tutto il film, sono sei film messi insieme, sei micro trame, sei
micro drammi, sei micro generi. Storico, fantascienza, thriller, drammatico,
commedia, un genere per una sfaccettatura delle vicende umane, che siano di
lotta personale, di lotta universale, o di salvaguardia di un popolo.
Ad unire
tutta la vicenda è il tema di cui sopra. Chi siamo se non la somma della nostra
storia personale unita a quella di chi ci ha preceduto e di chi influenzeremo in
futuro? E cosa vedranno, coloro i quali volgeranno il ricordo verso un passato
lontano, se non le fondamenta di chi sono adesso? Capisco che sia molto “finto
zen” ma non lo è. Noi tutti, l’umanità in generale, è sempre la stessa, vive in
un cerchio in cui tutto si ripete. È vero, cambiano le epoche, cambiano i
vestiti, le abitudini, ma l’umanità è sempre la stessa. Non è un pensiero
angoscioso o senza speranza, invece dimostra di come, sebbene mutabile,
l’umanità si coerente a se stessa e mai abbandonerà i suoi principi: è
violenta, vuole soggiogare, è avida, ma sarà sempre in grado di aiutare e farsi
aiutare, di combattere per ciò che giusto, e di amare.
Sebbene il
film tratti un ampio e variegato tema come questo in maniera, forse, un po’ superficiale,
riesce, comunque nell’intento di aprire una riflessione interessante.
Viaggiare per mare può essere pericoloso... Puoi incontrare città del futuro. |
Sul piano
tecnico… E di che ti vuoi lamentare? Scenografia perfetta, costumi magnifici,
effetti straordinari, attori eccezionali, trucco divino…
Halle Barry è qualla col pizzetto? No, perchè Tom Hanks di colore e con i capelli lunghi ci sta proprio bene! |
Non c’è una pecca.
Ogni attore sostiene, come minimo, dalle quattro alle sei parti, coadiuvato da
un trucco favoloso, senza far stridere o far sorridere lo spettatore, senza
impedirgli di uscire fuori dalla atmosfera, ma coinvolgendolo ancora di più in
questo maestoso inno alla libertà che, forse, cede un po’ troppo al virtuosismo
e ai richiami, ma che sa prendere e trattenere, nonostante le quasi tre (!!!)
ore.
Insomma,
non è facile mantenere un equilibrio tra tema, visività e contenuti, ma Cloud Atlas ci riesce, facendo sbuffare
un pochino qua e là, ma senza mai deludere.
Ci sono anche CarciofiGigant-Astronavi |
Grande! Mi è piaciuto molto, tutto! :)
RispondiEliminaGrazie mille :-D
Elimina