Così
è stato The Final Girls!
Attenzione! Nessuno gridi al capolavoro! Perchè, diciamocelo, non è che l’idea alla basa del film sia tutta sta innovazione… Però, per com’è fatto, il suo obiettivo lo raggiunge pienamente.
In
questo periodo, e quante citazioni-omaggi-remake-recuperi che abbiamo
degli anni ‘80? Tutti colti dalla nostalgia-portami-mia… Tutti a
ripensare ai “miti” di quegli anni… Insomma, perfino i
bimbiminkia che negli anni ‘80 non erano neanche nel pensiero delle
loro madri, all’epoca adolescenti… Perchè diciamocelo, con le
dovute pinze, gli anni ‘80, per chi era piccolo negli anni ‘80,
rappresentano una sorta di magico ricordo di tenerezza, di infanzia
fatta di cataloghi GIG per scegliere cosa farti portare da Babbo
Natale, di ore spese a guardare robottoni giapponesi che si
picchiavano, tartarughe mutanti adolescenti ninja, di capolavori del
cinema da Indiana
Jones,
passando per Ritorno
al Futuro
verso I Goonies
e
altre millemila filmoni che non possiamo mica elencare, sennò…
Insomma,
va ricordato anche che la decade degli 80 ha cacciato i must
dell’horror contemporaneo: nei tardi ‘70 (1979, precisamente),
John Carpenter mostrava al mondo il suo Halloween,
iniziando l’era dei teen horror, poi arrivò giusto un anno dopo
Venerdì 13,
capace di cacciare un fottio di seguiti, Poltergeist
del redivivo Tobe Hooper, ed infine il Nightmare
dell’EiFu Wes Craven. Capostipiti, questi, del genere che hanno
condizionato enormemente il panorama horror!
E
The Final Girls
parte proprio da questo.
Siamo
ai giorni nostri e il “ritorno agli ‘80”, i nostri
protagonisti, lo fanno con il film horror “Camp Bloodbath”, che
scopriamo essere non altro che un omaggio al caro Jason Voorhes.
La
protagonista ha perso la mamma in un incidente. Mamma, che era
un’attrice fallita, ricordata solo per la sua particina nel film in
questione. Nell’anniversario del film, l’associazione locale
decide di fare una proiezione speciale al cinema. Ovviamente le cose
vanno differentemente dalla semplice visione di uno slasher movie
anni ‘80: scoppia un incendio (divertentissima la sequenza) e nel
fuggi fuggi, la ragazza e quattro amici suoi, si ritrovano dentro il
film!
Ok,
questa “ideona” è abbastanza vecchia, ma l’idea originale è
quella che i ragazzi si ritrovano all’interno della pellicola vera
e propria.
Mi
spiego meglio.
Titoli,
didascalie, voci fuori campo, flashback, tutto ciò che è presente
in quell’ora e mezza di film, i protagonisti lo “vivono”:
devono scavalcare una scritta, tutto diventa in bianco e nero durante
il flashback, insomma, la metanarratività è all’ennesima potenza.
Si,
siamo pieni di film ammiccanti, citazionisti, ma il divertimento del
film è lo stesso che si provava con il primo Scream,
solo molto più palese e molto più “giocoso”: non è semplice
“omaggio” al genere o agli anni ‘80, ma un vero e proprio
“vademecum” delle regole degli slash movie con adolescenti per
protagonisti.
Insomma,
una sorpresa divertente e piacevole, un gioco per loro che lo hanno
fatto e per te che lo guardi, perché tu, che sei davvero nato negli
anni ‘80, hai in te i “miti” di quegli anni.
E la piacevole sensazione di calore da maglione brutto con fantasie improponibili, tu, la senti davvero.
E la piacevole sensazione di calore da maglione brutto con fantasie improponibili, tu, la senti davvero.
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