Durante la
sperimentazione di un nuovo tipo di bomba, la “bomba G” o “gamma”, il suo
creatore, lo scienziato Robert Bruce Banner, per salvare Rick Jones – recatosi
sul luogo delle sperimentazioni per suonare l’armonica, cioè, che giovane
ribelle! – viene esposto alle radiazioni emanate dall’ordigno; dal quel momento
in poi Banner acquista la capacità, o la maledizione (è pur sempre un gigante
verde, insomma, che colpo in un occhio… Ah no, anche per altre ragioni, vabbè),
di trasformarsi nella creatura Hulk.
Ma prima di buttarci a
capofitto in Hulk (e non c’è niente di sessuale in questo…), una piccola
curiosità va detta.
Stan Lee, nonostante
sia il padre di tutti i nerd, non è infallibile: dopo l’uscita di alcuni
numeri, per un errore, scrivendo del personaggio, l’ha chiamato “Bob Banner”
invece di “Bruce Banner” per diverse sceneggiature.
Non se ne era accorto nessuno, tranne millemila lettori che si son messi a protestare. Il mitico Stan diede la spiegazione nella posta di Fantastic Four n°28: «c’è una sola cosa da fare… D’ora in poi il suo nome sarà Robert Bruce Banner, così non sbaglieremo comunque lo chiameremo». E quindi, il “sorridente” si è tolto dalle mazzate!
Non se ne era accorto nessuno, tranne millemila lettori che si son messi a protestare. Il mitico Stan diede la spiegazione nella posta di Fantastic Four n°28: «c’è una sola cosa da fare… D’ora in poi il suo nome sarà Robert Bruce Banner, così non sbaglieremo comunque lo chiameremo». E quindi, il “sorridente” si è tolto dalle mazzate!
Hulk vede la luce in un
periodo di grande rinnovamento: nasce la Marvel, abbandonando il precedente
nome di “Atlas” (il nome del distributore nelle edicole) perché voleva
emanciparsi, diventare grande e comprare alcolici… Ma giustamente il sangue è
sangue… E non stupisce che la nuova casa editrice si rilanci sul mercato con i
contenuti che già funzionavano, ma sperimentando anche un pochino attraverso
nuovi personaggi.
La Atlas, fino a
quel momento, si sparava titoli mensili di genere horror e mistery, bimestrali
umoristici, western, “rosa” per le fanciulle, di “guerra” per i paranoici della
guerra fredda e la famiglia diversamente normale di supereroi: I Fantastici Quattro!. Martin Goodman,
all’epoca ricco proprietario della Marvel, voleva un nuovo fumetto, era disposto
a cacciare i soldi, ma a un patto: voleva una copia (ingentilendo potremmo dire
“emulo”) del mostro di Frankenstein, si proprio lo zombie fatto come una
costruzione lego, ma con pezzi tutti diversi. Quindi che cos’è Hulk se non
l’unione tra il catalogo horror-mistery della Atlas e la sua incarnazione supereroistica della nascente Marvel? Comunque un “Frankenstein” a
fumetti…
Stan Lee, da
intelligente e furbo imperatore del fumetto, per affascinare i lettori degli
anni 60, ficca dentro Hulk (ancora niente di sessuale…) la grande “paura
atomica” degli americani per una bomba nucleare sulle loro capocce!
L’ultimo test nucleare condotto dagli Stati Uniti fu solo nel 1954, mentre nell’ottobre 1961 l’URSS sperimentava la più potente bomba all’idrogeno fino ad allora costruita dall’uomo. Se avevano un eroe capace di sventare la minaccia dei comunisti brutti, cattivi e mangia-bambini, non se lo andavano a leggere? E certo! Dopotutto il primo “supercattivo di Hulk” diciamo che viene dal nord dell’Asia…
L’ultimo test nucleare condotto dagli Stati Uniti fu solo nel 1954, mentre nell’ottobre 1961 l’URSS sperimentava la più potente bomba all’idrogeno fino ad allora costruita dall’uomo. Se avevano un eroe capace di sventare la minaccia dei comunisti brutti, cattivi e mangia-bambini, non se lo andavano a leggere? E certo! Dopotutto il primo “supercattivo di Hulk” diciamo che viene dal nord dell’Asia…
Fisicamente, Hulk
ricorda la versione cinematografica del caro Franky, incarnata da Boris Karloff
nel film del 1931: capoccia squadrata, il taglio dei capelli (se di “taglio” si
può parlare, insomma), pallore cadaverico (giustamente) che tende al grigio,
lessico ridotto all’essenziale del tipo “Io Hulk, tu Jane”.
Sebbene Hulk sia diventato famoso nella sua versione “verde”, il progetto originario, prevedeva il colore grigio della pelle così, per togliersi da ulteriori mazzate, Stan Lee non voleva suggerire alcuna appartenenza etnica 8sennò poi qualcuno si incazzava) e scelse il fantasioso grigio anonimo. Il mutamento verso il verde non ha, però, una ragione narrativa o artistica, bensì, tecnica: a causa dei processi di stampa dell’epoca, che, per carità, ma non avevano la precisione di oggi, il personaggio rischiava di essere poco riconoscibile dato il colore grigio-topo difficilmente replicabile; in alcune tavole, proprio la pessima colorazione grigia del personaggio suggeriva sfumature verdi. E bàm!!! Stan Lee trasformò il personaggio nel “Gigante di Giada”.
Sebbene Hulk sia diventato famoso nella sua versione “verde”, il progetto originario, prevedeva il colore grigio della pelle così, per togliersi da ulteriori mazzate, Stan Lee non voleva suggerire alcuna appartenenza etnica 8sennò poi qualcuno si incazzava) e scelse il fantasioso grigio anonimo. Il mutamento verso il verde non ha, però, una ragione narrativa o artistica, bensì, tecnica: a causa dei processi di stampa dell’epoca, che, per carità, ma non avevano la precisione di oggi, il personaggio rischiava di essere poco riconoscibile dato il colore grigio-topo difficilmente replicabile; in alcune tavole, proprio la pessima colorazione grigia del personaggio suggeriva sfumature verdi. E bàm!!! Stan Lee trasformò il personaggio nel “Gigante di Giada”.
L’altra grande icona
letteraria è il tormentato e tenerello Dottor Jekyll che si trasforma nel
brutale assassino senza pietà Mr. Hyde.
La lotta bene/male delle due personalità, la mutazione, il senso di colpa della parte “umana” del personaggio accomuna il personaggio di Stevenson con quello di Lee. Ma visto che si trovava, il “sorridente” ci ha buttato in mezzo pure qualche riferimento alla mitologia greca. Dopotutto, forse non sa ancora che con i suoi personaggi sta contribuendo a creare una nuova “mitologia” - una “mitologia” del ‘900.
La lotta bene/male delle due personalità, la mutazione, il senso di colpa della parte “umana” del personaggio accomuna il personaggio di Stevenson con quello di Lee. Ma visto che si trovava, il “sorridente” ci ha buttato in mezzo pure qualche riferimento alla mitologia greca. Dopotutto, forse non sa ancora che con i suoi personaggi sta contribuendo a creare una nuova “mitologia” - una “mitologia” del ‘900.
Hulk condivide con il
semi-dio Ercole diversi elementi: la forza possente, un‘immagine imponente, e
l’invulnerabilità alle armi dell’uomo ma soprattutto la metamorfosi: Ovidio (il
caro vecchio Ovidio…) ci racconta che Ercole muta in dio, “cambia pelle”,
rinasce dio grazie all’intervento divino del padre (raccomandato!!!), così come
Bruce Banner rinasce eroe dopo l’esplosione della bomba gamma. Al contrario del
mito greco che ti doveva insegnare… Ne sa qualcosa Orfeo e la sua curiosità…
Gli americani son sempre tutti bonaccioni e zuccherosi come un film Disney… E
infatti, la bomba avrebbe dovuto uccidere Bruce Banner ma, non solo egli non si
ammala manco di un raffreddore, una tosse secca, no, niente… Ma acquisisce
poteri sovrumani e diventa un eroe in grado di salvare il mondo. Certo… Il
“risvolto della medaglia” tipico dei supereroi con superproblemi – Spiderman
perde lo zio e Gwen, Daredevil diventa cieco quando acquisisce i poteri, La
Cosa dei Fantastici Quattro diventa un mostro – ci sta sempre, ma perché fa più
scena un po’ di sofferenza.
Quella dell’incredibilie Hulk è comunque una vita di persecuzione: Bruce è costretto a lasciare affetti e la propria vita per un’esistenza costantemente in fuga. Si pensi alla serie tv dedicata al “pelle verde”: il principale tema musicale della serie è il brano “The lonely man”. Povero cucciolo gigante….
Quella dell’incredibilie Hulk è comunque una vita di persecuzione: Bruce è costretto a lasciare affetti e la propria vita per un’esistenza costantemente in fuga. Si pensi alla serie tv dedicata al “pelle verde”: il principale tema musicale della serie è il brano “The lonely man”. Povero cucciolo gigante….
In 54 anni di vita editoriale (uno
splendido 50enne, ammettiamolo), Hulk ha subito mutazioni e ha assunto molte
forme diverse: membro del gruppo degli Avengers, poi dei Difensori, gladiatore
in un pianeta alieno e rabbioso vendicatore contro i suoi ex alleati, anche
buttafuori di un casinò di Las Vegas (!!!). Numerose le varianti cromatiche: oltre
che grigio e verde è stato anche blu o dal pelo molto chiaro (l’estetista per la ceretta si era
licenziata). Numerose (parlaimo sempre della macchina per far soldi Marvel)
anche le varianti narrative: Hulk zombie o cannibale, demoniaco, folle omicida,
agente dello S.H.I.E.L.D., leader di un futuro distopico e più volte “intelligente”,
la mente di Banner nel corpo di Hulk.
Ma parliamo di un fumettonissimo con la sceneggiatura di Jeph Loeb e i disegni
di Tim Sale: Hulk Grigio.
Del dinamico duo ne ho già parlato…
Qui, riscrivono con maggiore attenzione e dettaglio, l’origine del personaggio
di Hulk. Con le loro tipiche tinte noir dei racconti a fumetti superoisctici,
il racconto della nascita di Hulk è fatta da Bruce Banner, in una metropolitana
notte piovosa, al suo amico, il dottor Leonard Samson come in una sorta di
seduta psicanalitica. C’è tanta drammatica tenerellitudine: Hulk è un essere
rabbioso, violento e potente, ma non ricerca la furia della battaglia, non
insegue vendetta, è un bambino di tre anni, gli manca solo il moccio al naso.
Hulk intenerisce il lettore che giudica, invece, severamente la sua controparte
Banner, troppo severa nel valutare l’altro come un mostro colpevole, insomma il
solito bacchettone. Banner/Hulk sono l’uno imprescindibile dall’altro, non
identità separate e in continua lotta. Questa consapevolezza è, però, solo nostra
che tentiamo in mano il fumetto, perché il personaggio continuerà a sfuggire
dall’altro se stesso: «non è tutto… Bianco
e nero come la stai mettendo tu…», dirà verso la fine del racconto, il
dottor Samson a Banner. Vaga tutto in mare di grigi… Appunto!
L'altro fummetone da citare è scritto da Brian Azzarello e
disegnato da Richard Corbe: Banner.
Dramma, dolore, guerra, sofferenza,
continui calci nei denti della serenità del lettore: questo è sto fumetto.
Banner è stanco, non tanto nel corpo, quanto nello spirito ed è disposto
all’estremo gesto pur di far cessare quella che per lui è solo una maledizione:
dopo l’ennesima devastazione da parte di Hulk, Banner, tenta il suicidio
sparandosi in bocca; il mattino dopo Hulk sputerà via il proiettile. Niente,
non ce la fa Banner a separarsi da Hulk, manco un proiettile in bocca, e che… Attraverso
una strada diversa, Azzarello arriva alla stessa conclusione di Loeb: Hulk e
Banner non possono essere due entità separate, l’uno è parte dell’altro; nel
continuo tentativo, da parte di entrambi, di “separarsi”, soffriranno sempre e
comunque… Quindi, bòn, datevi una calmata, sedetvi, parlate con calma dei
vostri sentimenti. Ma ancora una volta siamo noi gli uncici a capire sta cosa: alla
fine del volume, Banner chiederà una mano al dottor Samson (ritorna il
“malvagio” dai capelli verdi) per morire; intrappolato dall’esercito in una
cella di vetro in cui viene rilasciato gas esilarante per tenerlo calmo e
fargli fare due risate, Banner chiede che gli venga interrotta l’erogazione di
ossigeno; il battito di Banner si spegne, solo perché si accenda quello di
Hulk. Quindi hai fallito ancora una volta Banner!
Che sia grigio, verde o blu, Hulk,
rimane costante: icona moderna della rabbia e della grande forza - dopotutto in
inglese, con la parola “hulk” s’identifica una persona massicciona - capace di
sopravvivere nel nostro immaginario nerd e non solo. Insieme a tutti gli altri
personaggi della Marvel, ha formato una mitologia contemporanea! E noi nerd non
siamo forse i più grandi amanti appassionati di questa nuova mitologia?
Ps. Andatevi a vedere l'Iniziazione di un Giovane Nerd!
Ps. Andatevi a vedere l'Iniziazione di un Giovane Nerd!
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