Tu stai li tranquillo, a viaggiare, quando ecco che sul ciglio della
strada vedi un tizio camminare con indosso una maglietta di “democrazia
cristiana” ma con scritto “anarchia”, jeans larghi, insomma, un tipo pco
rispettabile, che eviteresti pensando che sia uno da ghetto o centro sociale.
E
tu che fai? Ma lo carichi in macchina, ovvio! Gli dai un passaggio per
Nerdopolis… Perché, il tizio li, è Stefano Antonucci! Disegnatore satirico e
autore del successo autoprodotto Gesù!
No, non quello che diceva di essere figlio di Dio, quello della croce e… Aspè,
si… Proprio quello! Ma non quello che conosciamo di solito…
La prima domanda, quella ovvia: cosa ti ha
spinto a fare fumetto?
Disegno da
quando ero piccolo, poi mi sono avvicinato al mondo della satira w il passaggio
al fumetto è stato automatico…
Quindi non ci sono velleità economiche?
Successo con le donne? Niente?
Vabbè…
Qualsiasi cosa fa l’essere umano, lo fa per rimorchiare! Quindi questa rientra
nella grande categoria…
Hai rimorchiato con questo fumetto?
Ancora no,
ma spero di…
Però siamo già al terzo numero…
Infatti,
secondo me ho sbagliato strada… Dovevo puntare a diventare miliardario… Però la
rivalutiamo prossimamente…
Vedremo col quarto numero quante donne…
Esatto
[ride]
Come mai hai scelto proprio il fumetto
satirico come genere?
Ho sempre
fatto satira con altri ragazzi. Avevamo messo su una rivista, si chiamava ScaricaBile, in pdf, in cui realizzavamo
piccoli fumetti, illustrazioni, di questo genere e quindi mi sono appassionato
a quel mondo la. Poi mi son sempre piaciuti i fumetti con tema sociale, comunque
di quello stampo li, che viene dagli anni ‘70, come Scozzari, Pazienza, tutto
il gruppo de Il Male, Cannibale, Frigidare, e quindi, appassionato a quella cosa la, ho cercato di
“imitarlo”, di fare quel genere li. Siccome in Italia le possibilità erano, come
vignettista, di collaborare con varie testate, da L’Unità al Vernacoliere, ecc,
e la situazione, adesso, soprattutto per i giornali, è quella che è, insieme a
Daniele [Fabbri, ndr], collaboratore della nostra rivista, abbiamo detto
“perché non facciamo un fumetto con le tematiche che usiamo abitualmente su le
vignette o con le tematiche che ci interessano?” e abbiamo buttato giù il primo
fumetto di Gesù. Non è la religione,
il tema portante, ma usiamo il personaggio di Gesù per parlare di altro, della società,
della televisione, della comicità televisiva.
Perché scegliere una figura come Gesù?
Cercavi il modo più veloce per farti scomunicare?
Per due
motivi principali: il primo è che noi, come gruppo, e a me personalmente, piace
fare l’immagine forte che ti rimane, ti deve colpire, perché cattura la tua
attenzione e anche volutamente provocatoria perché devi scuotere la persona che
hai di fronte; e poi, essendo fondamentalmente
degli sconosciuti, ci serviva
forte che non avesse diritti d’autore. E visto che gli autori di Gesù sono
morti da più di 70 anni [ride]… È un modo di usare un personaggio conosciuto,
che appartiene al collettivo di tutti per parlare di tematiche che a noi
interessa trattare. Probabilmente, se avessi usato un altro personaggio, non
saremmo arrivati ai lettori cui siamo arrivati. Il primo numero, in
autoproduzione, senza distribuzione, quindi noi lo portiamo in giro per
fumetterie e fiere, ha venduto 5000 copie. Che è tanto per un’autoproduzione. E
quindi siamo arrivati al secondo numero con 2000copie e speriamo col terzo di
raggiungere i numeri dei primi due.
E di avere più successo con le donne.
Soprattutto.
Aivoglia a vendere, se poi non rimorchi non ha senso [ride]. E quindi, l’idea è
quella di incuriosire. Una volta che hai incuriosito… E ci siamo abbastanza
riusciti, anche con le copertine con i riferimenti a Tarantino. Abbiamo usato due
grandi riferimenti della cultura popolare: Gesù e Tarantino.
Infatti, come mai questa scelta delle
copertine ispirate alle locandine dei film di Tarantino.
È nata un
po’ per caso. Volevamo creare un’immagine pop forte. È venuta fuori questa
idea, tra l’altro suggerita da Francesca, una mia amica, che ha detto “perché
non mette in mezzo questa cosa?”. Abbiamo provato il disegno e rendeva. Ai colori
Mario Perrotta… Senza il colore era un disegno de merda [“BIIIP”, ndr], però
non lo diciamo in giro [ride].
Mettiamo il “bip” dopo… [L’ho messo, infatti, ndr]
Esatto, lo
mettiamo sul testo [ride]. E niente… Probabilmente il successo che abbiamo
avuto, secondo me, è dato, dall’80 %, dall’immagine della copertina. Poi,
ovviamente, chi l’ha letto, l’ha apprezzato, ha mandato amici, e quindi, sta
prendendo anche gli altri. Però, diciamo, che siamo arrivati a tanta gente,
probabilmente, per l’uso pop molto forte. Il primo è andato così, per il
secondo abbiamo detto “continuiamo su questa linea o facciamo qualcosa di
diverso?” e abbiamo continuato sulla linea Tarantino anche se, l’immagine di
copertina non c’entra un cazzo [“BIIIP BIIIP”, ndr… O forse dovevo censurare e
basta?] con l’interno, fondamentalmente. Però era talmente bello l’accostamento
che abbiamo continuato. Adesso abbiamo fatto il terzo…
Che ha più senso, infatti, in relazione
alla storia.
In realtà
hanno senso tutti perché fanno capire l’idea pulp che c’è all’interno, creando
l’ambiente e l’atmosfera. E, quindi, adesso, direi che con Tarantino abbiamo
abbastanza chiuso.
Non dovete pagare i diritti a Tarantino?
Beh, per
adesso non ce li ha chiesti. Però se ce li chiede, probabilmente qual cosina gliela
dobbiamo dare [ride]. Du’ copie… [ride] Ed è fatta!
Non è che, invece di una donna, ti casca
tra le braccia Tarantino?
Dipende da
come ci casca [ride]. Perché se ci casca con richieste milionarie [ride]…
Come avete collaborato tu e Davide Fabbri e
chi ha più responsabilità?
Daniele lo
conosco dai tempi di ScaricaBile. Io
ero uno dei direttori della rivista e lui collaborava, all’interno, con noi. Mi
è sempre piaciuto il suo tipo di umorismo e poi lui è attore comico di
professione, con la stand-up-comedian, autore televisivo, quindi, è uno che ne
sa, è uno “studiato”. Siccome abbiamo la stessa idea di umorismo, abbiamo detto
“pensiamo a dei soggetti insieme e poi, tu li butti giù sotto forma di
sceneggiatura e vediamo cosa ne viene”. Alla fine, è il classico lavoro a due:
lui sceneggia, io gli dico “ste cose non mi piacciono”, lui “queste cose non
piacciono a me”, io gli dico “a me non me ne frega, tanto i disegni li faccio
io, quindi vanno bene così” [ride]…
Lui non può rispondere “tanto li scrivo
io”?
Io posso
correggere i testi, ma lui non può correggere i disegni [ride]. Ci troviamo
bene sotto l’aspetto collaborativo. Ci accomuna lo stesso tipo di umorismo,
quello americano, lo stand-up-comedian, quella comicità di tipo anglosassone.
A tal proposito, pensi sia difficile fare questo
tipo di fumetti in Italia? Specialmente del tipo di “Gesù”? Che va a toccare un
tema che, giocoforza, in Italia, è parecchio sentito.
No, non è
difficile farli. Nel senso che sei liberissimo di metterti li a fare fumetti
sulla religione, tranquillamente. Innanzitutto, bisogna vedere come tocchi il
tema. Perché se fai battute bonarie sulla religione, fini a se stesse,
comunque, che sfruttano i cliché come Gesù che cammina sulle acque, che non
danno fastidio a nessuno. Fanno ridere là per là, però non hanno una funzione
satirica, non cercano di svelare o di farti vedere le cose da un altro punto di
vista. Scherzano, semplicemente, su gag millenarie che funzionano. Ci sono
persone che ci stanno facendo successoni su questo. A noi ci piace di più come
genere l’umorismo, come Don Zaucker, che sfrutta la religione però parla della
società che c’è attorno. Non è difficile, quindi, fare fumetti su questo tema.
Il problema viene dopo, con gli editori che, in alcuni casi, fanno difficoltà
per pubblicare. La censura non sta tanto nel fatto che non ti fanno uscire.
Sarebbe impossibile stare dietro a censurare tutte le cose che escono. È la
fase successiva, ovvero, farsi conoscere, allargare, attraverso contatti e
presentazioni di un certo tipo, verso certi canali. A noi è capitato che, per
l’argomento, non siano uscite interviste oppure non si sono potute più fare
presentazioni... Però… Sono medaglie al
merito, vuol dire che c’è qualcosa.
Una curiosità: come mai Gesù, tra tanti
vizi, ha quello del fumo?
Non c’era un
motivo particolare. Gesù, oltre che ad essere un gran figo, come figura
storica, non era il santo-porgi-l’altra-guancia… Però quando è entrato nel
tempio, è entrato con le mazzate. Non è andato la “parliamo, discutiamone”… Era
un rivoluzionario per l’epoca, secondo me, è stato il primo socialista della
storia. Quindi, in realtà, anche leggendo tutti i vangeli, anche quelli
apocrifi, non era così delicato nei modi. Credeva in alcuni ideali e si faceva
valere. Poi c’era sta cosa che diceva di essere figlio di Dio, che l’ha messo
nei casini [ride].
Così, giusto un po’…
Ma anche
come ci arriva l’immagine… La Madonna sembra svedese! La Madonna, proprio per
luogo storico, per dove è nata, non doveva essere così chiara… Però per
addolcire la pillola e diffondere il cattolicesimo in tutta l’Europa…
A proposito della Madonna: nel secondo
numero va da Freud perché sente le voci di chi “bestemmia” il suo nome. Ma
perché, secondo te Freud, per la religione cattolica, sta in Paradiso? Secondo
me, no!
Non è
specificato dove si trovi [ride]. Era per mettere in relazione la scienza con
la religione. Quindi, era divertente far incontrare due personaggi
assolutamente diversi e vedere cosa poteva uscire in una discussione a due.
Dove uno è estremamente razionale e, quindi, anche attraverso gag, cerca di
curare la donna che sente le voci, e l’altra è la Madonna, insomma.
Perché avete scelto, nel primo numero, un
Gesù comico, nel secondo un Gesù politico, e nel terzo, un Gesù televisivo?
Erano
tematiche che ci stavano più a cuore e siamo partiti da quello. Una delle cose
che ci ha sempre interessato è il tipo di comicità che si fa in Italia, che è
praticamente ferma a Totò. Non vuol dire che non vada bene, Totò era un grande
interprete di quella comicità, ma non puoi fare 50 anni lo stesso tipo di
umorismo, con varie facce. Esistono vari tipi di umorismo e non si capisce
perché,in Italia, sul grande pubblico, debba arrivare soltanto quello. Non fai
crescere il valore culturale… E poi a noi quel tipo di comicità ci ha anche
rotto il cazzo [ride… ops… “BIIIIP”]. Per Gesù comico, che è anche oggi l’unico
modo per parlare alle masse, entrare in politica, il passo è breve. Come
insegnano i fatti realmente accaduti [ride]. Infatti, qui è un “politico a
cinque stelle” e la critica al movimento grillino, o a quel tipo di movimento.
Nel secondo volume si descrive una campagna elettorale, sotto l’aspetto
tecnico. Quello che si fa per farsi votare, al di là dei programmi, al di là
dei contenuti. Come si fa per farsi votare? Quali tecniche si trovano? Poi per
il terzo numero, abbiamo detto “siccome che ci siamo sparati un argomento serioso”
sempre rimando con una chiave leggera e divertente, “col terzo numero dobbiamo
alleggerire”. Visto che va tanto di moda il revival anni novanta, abbiamo detto
“perché non ci buttiamo personaggi anni 90 come se non ci fosse un domai?”. E
quindi lo abbiamo ambientato tornando indietro nel tempo, utilizzando le
tematiche a noi care come la tv del berlusconismo. Senza andare a mettere i
personaggi perché non ci interessa attaccare Berlusconi, come nel secondo non
interessava attaccare Grillo. Ci interessava più la figura di Casaleggio,
mentre nel terzo ci interessava quel tipo di sistema. Cerchiamo di prendere le
grandi tematiche vissute da tutti e prendere angolazioni che non sono quelle
che vanno a vedere tutti.
Perché proprio gli anni 90? Per giunta un
periodo abbastanza brutto della televisione italiana. È da li che è cominciata
la discesa verso i programmi orrendi che ci troviamo oggi.
Perché è il
periodo storico che abbiamo vissuto. Programmi tipo Non è la rai, sono i programmi di “formazione” [ride] che abbiamo
avuto noi.
Per questo abbiamo ora una generazione…
La
generazione di YouPorn [ride]. Vogliamo raccontare di cose che abbiamo vissuto:
quel periodo storico, quello che ci ha fatto crescere, che abbiamo vissuto
nell’adolescenza e nell’infanzia. Non abbiamo voluto raccontare un periodo che
non sentivamo nostro.
Un’autovalutazione: pensi di essere
migliorato? È cambiato qualcosa nel tuo tratto?
È cambiato
sicuramente! Anche perché il primo Gesù
era il primo fumetto lungo che facevo. Partendo dal presupposto che non ho mai
fatto scuole, se non l’istituto d’arte a Pescara, è molto autodidatta come cosa.
Mi piace il genere umoristico, ho alcuni autori di riferimento… Non puntiamo
alla professionalità del tratto… Anche perché non possiamo permettercelo come
coppia autoriale [ride]…
Vabbè, ma penso che non avrebbe neanche
senso un approccio del genere.
Esatto!
Puntiamo più sul tipo di contenuti che, comunque, il disegno accompagna bene.
Il tratto è cambiato per forza di cosa. Anche perché, non lavorando prettamente
con i fumetti, non essendo questo il sotro lavoro principale, abbiamo tempi di
gestazione più lunghi. Quindi, ne stiamo sformando uno all’anno. E per forza di
cosa il tratto è cambiato: se sfogli il primo e sfogli l’ultimo, son due mondi
completamente diversi. Se riguardo a me disegnatore di cinque anni fa… Va
benissimo.
Alla fine del fumetto avete fatto un
exploit metanarrativo. Ci siete voi, tu e Daniele, in una bettola stile Conan. Le fate veramente le riunione in
posti così, o vi riunite come professionisti seri, in uno studio.
Avevamo in
mente di buttare giù una serie di piccole strisce e abbiamo aperto un blog, si
chiamava Autoproduci Consuma Crepa,
dove c’era tutta la vita dell’autoproduzione: organizza fiere, stampa, fai
finta di aver scordato i soldi per la tipografia perché in realtà non ce li
hai…
Qui dobbiamo censurare tutto…
No, tanto lo
sanno che non ce li ho [ride]! Prima o poi…
Pagherà, tranquilli!
Si si,
pagherò [ride]! E quindi… raccontavamo tutti gli aneddoti. Non avendo tempo per
svilupparlo, quella era una delle storielle che volevamo pubblicare e l’abbiamo
riadattata per chiudere il numero. Però si, quello è il modo in cui facciamo le
riunione. Anche perché io sto a Pescara, lui sta a Roma, lavoriamo tutti e due,
parliamo molto via Skype…
Ma davanti a una birra…
No… Skype
davanti a una birra sarebbe molto triste come cosa. Due persone che bevono una
birra davanti a Skype, a distanza di kilometri, la vedo triste. Quando ci
riuniamo, ovviamente, andiamo nei posti peggiori!
Ve li andate a cercare?
Si, più
brutti sono più sono perfetti per parlare di fumetti. I fumetti è un genere
popolare, per tutti. Non ne puoi parlare al “gran hotel”, devi stare coi piedi
per terra.
Dato l’argomento, sai benissimo che finirai
all’inferno. Che girone ti aspetta? Non quello dei lussuriosi, visto prima…
Però per la
“legge del contrappasso”, magari… La ci spero. Ma l’inferno in generale deve
essere un posto fichissimo… Non vedo, in Paradiso, suonare Jimmy Hendrix.
Mettiamola così. Quindi se ho il sabato sera assicurato così, sto a posto…
Dovresti trovare i biglietti.
La cover variant della ristampa del primo
numero è una parodia del cover di Manara… Che ne pensi della copertina
originale?
In realtà
dovevamo ristampare, visto che siamo arrivati a 6.000 di tiratura e farla
variant fa fugo. All’inizio c’era un’idea diversa e poi è uscita questa cosa di
Manara e abbiamo sfruttato al volo l’occasione per fare qualcosa di impatti,
che facesse ridere, per il LOL. Quella di Manara…. La polemica attorno è
stupida, se tu commissioni a Manara delle copertine o dei disegni, sai che ti
farà delle donne nude. Perché è il suo stile. Una volta che commissioni il
lavoro a un professionista che da una vita lavora a quel modo, non ti puoi
aspettare altro. È stata stupida la Marvel che, dopo le polemiche, ha deciso di
ritirare le altre copertine commissionate. Una volta che stabilisci una linea e
poi fai retromarcia, è una scelta sbagliata. O decidi all’inizio che non vuoi
quel tipo di messaggio mandato dai tuoi personaggi oppure una volta che hai
deciso di dare quella linea la, sii coerente a te stesso.
Vuoi farci uno spoiler su Gesù 4?
No niente
spoiler… Non lo so neanche io [ride]. Innanzitutto, la trilogia Tarantino è
finita. L’idea nostra è di fare un fumetto più lungo, sempre tenendo lo stesso
formato, per tenerlo popolare. Perché è un’autoproduzione: cerchiamo di fare il
prezzo più basso. Io li definisco “fumetti da cesso”… Tu vai in bagno e quella
mezz’ora…
Però li leggi soltanto!
Dipende
[ride], dipende da te. Se ti è piaciuto non lo usi!
O li usi con più felicità?
Esatto
[ride]. E quindi, niente spoiler…
Hai letto Jenus? Che ne pensi? Visto che usate lo stesso personaggio, ma in
chiave di lettura diverse.
Di Jenus non mi piace l’umorismo. Come si
diceva prima è quell’umorismo che usa degli stereotipi per far ridere. Ci sono
le pillole, alcune sono anche carine, fanno ridere, ma sono fini a se stesse, e
non c’è al suo interno la sostanza. Noi usiamo il personaggio di Gesù per
parlare di altro, loro utilizzano gli stereotipi per far ridere con quel
personaggio. A livello di disegno, per me, è irrilevante, non vado a guardare
la tecnica: se funziona col tipo di racconto, va benissimo.
Stefano, allora ti ringrazio e ti saluto.
Grazie a te.
Lasciamo
Stefano ad una fermata prima che qualche fulmine ci becchi entrambi,
augurandogli che Dio gliela mandi… Ehm… Che tutto prosegua così come sta già andando:
in grazia di Dio… Ehm… Benissimo! Ringrazio l’Artista per le foto, e ancora Zio
Edo e la Madama per avermi fatto incontrare Stefano e speriamo di ribeccarlo
presto con un nuovo volume delle avventure del nostro Signore preferito! Cioè,
del figlio del nostro Signore preferito… Ok, meglio smetterla che sennò il
fulmine mi beccZZAAAKKKK!!!
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