La Bonelli –
lo stiamo vedendo nell’ultimo periodo – sta lanciando sul mercato un sacco di
nuovi prodotti: serie, miniserie, riedizioni… Insomma sta ingigantendo il suo
catalogo.
Ed è qui che
arriva la nuova miniserie UT scritta da Paola Barbato e ideata e disegnata da
Corrado Roi. Anche questa come Orfani, lanciata e pompata prima dell’uscita, è
già diventata una miniserie-evento. Ma com’è sto primo numero, quindi?
Presenta
tutto quello che ci servirà per seguire il racconto: personaggi, setting,
atmosfera, stile narrativo. E tutto questo riesca a convincere il lettore: il
mondo da fiaba gotica post-apocalittica sembra funzionare, cattura l’attenzione
e, soprattutto, alimenta la curiosità!
Questo primo
numero non racconta effettivamente niente di autonomo, non è un episodio
autoconclusivo, e proprio per la sua natura ti lascia con la curiosità di chi
vuole esplorare e capire meglio quello che lo sta intrigando.
UT è il protagonista:
un inquietante essere proto umano (ehhh, qui bisognerebbe fare spoiler che non
farò) che porta sempre una maschera; è forte, agile, violento ma sembra un
bambinone mosso anche da gesti infantili e/o tenerelli. Il suo compito è quello
di sorvegliare la Mastaba, dentro la quale è protetto-imprigionato-nascosto Iranon.
Iranon è un
gigante (o semplicemente normale?) che non sa nulla di
se, solo frammenti, idee, sparse, gettato in un mondo che non riconosce.
Attorno a loro due e al loro “rapporto” si costruisce e, intuiamo, si costruirà
il nucleo portante della miniserie.
I disegni,
sporchi, nervosi, si prestano a questa cupa atmosfera d’inquietudini e brutture
di un mondo ricostruito e assemblato da uno precedente. Molte le vignette
concentrati sugli sguardi, sugli occhi, spesso elementi che catturano o sguardo
del lettore e lo fanno sentire ancora più immerso nel racconto.
«Mi sento osservato...» |
Affascinanti,
come estrapolati da film espressionisti tedeschi, le scenografie che unscono
ambienti, cittadine e strade da racconto gotico ad altre da fantascienza
distopica come Brazil o l‘Esercito delle 12 scimmie (entrambi di
Terry Gilliam). Non siamo in una fantascienza post-apocalittica alla Mad Max, molto più quieta ma ugualmente
violenta, con toni quasi esistenzialisti alla The Road.
Quello che
traspare è un mondo che per noi è assolutamente lontano nelle sue regole e
nelle sue leggi o consuetudini ma che, invece, per i protagonisti (tranne che
per Iranon) è fin troppo normale. Ed è qui, forse, un altro punto a favore
della curiosità è proprio questa: come siamo arrivati a questo punto? Perché il
mondo è così? Perché ci sono postumani? E lo spazio per l’uomo?
Con l’amaro
in bocca per l‘assenza di risposte ma una grande curiosità, attendiamo lo
sviluppo di UT!
Ps. Non si
può non amare il gatto Leopoldo!
Nessun commento:
Posta un commento