10 ottobre 2012

Ma Come Fa A Far Tutto?: Ma guarda, non lo so proprio [Recensione]




Poi non ti devi in***zare! Io lo sapevo che me l’andavo a cercare, ma in cuor tuo speri sempre che un film non sia esattamente quell’orrore che ti aspetti. Lo so che la cara Sarah Jessica “sono invecchiata malissimo” Parker non è proprio sta garanzia di filmone, però non pensi che una persona possa umiliarsi fino a questo punto girando questo obbrobrio...
Ma come fa a far tutto?
Ma fare cosa? Che fa di tanto speciale? Vivere e lavorare come tutte le persone normali che hanno una famiglia? E questa la sua specialità? Allora deve essere proprio un genio, uno stratega militare prestato al servizio della famiglia! Ma per favore!
Personalmente non ho mai trovato bella la cara e vecchia (soprattutto) Sarah J, ma, ohmiodio, ora si è consumata ogni strato di muscoli o adipe, ha la pelle raggrinzita attaccata alle ossa come se fosse un lenzuolo spiegazzato dopo un amplesso. Ad ogni sorriso che fa hai paura che si strappi quel tiratissimo viso, e visto che di sorrisini ebeti ne fa tanti, lo spavento è continuo. Ma forse è la fronte ad attirare di più l’attenzione: inutilmente spaziosa riflette ogni fonte luminosa accendendo Sarah J come se fosse una lampadina vivente. Tutto questo non per offendere gratuitamente la “donna chiamata cavallo” (cit. da intenditori...), ma per chiarire quanto sia improbabile per il ruolo del film: madre di 35 anni (a coscia, anzi, a pelle penzolante dal braccio) di figli piccoli (!!!! A 50 anni portati male!!!!) e grandissimissimissima lavoratrice che deve barcamenarsi tra famiglia e lavoro. E ci voleva un film per questa cosa tanto tanto speciale che nessuno fa? 
Ohmiodio, ma come? Come fa? Come fa a essere più orrendo sto film?
Ma procediamo con ordine, a parte la nostra protagonista il film ci offre un panorama “originalissimo” e “accattivante” di personaggi: la figlia depressa perché mammà è troppo impegnata nel lavoro e non se la fila, il che ti fa dire «va bene che hai dieci anni, ma la mamma non sta andando a divertirsi, se ti piacciono tanto i tuoi poster e i tuoi vestitini, lo devi al culo quadrato che si sta facendo» e ti irriti; il marito tenerello ma arrapatello che ha sempre la faccia di delusione perché la moglie non (glieladà) non c’è; il bimbo piccolo tutto vagiti e sorrisi che tenta di farsi male ogni dove, così giusto per sottolineare l’assenza materna, ma evidentemente anche paterna; il collega affascinante e brillante ma emotivamente capace ancora di innamorarsi (!!!) del mostro e della sua allegria contagiosa (!!! Ohmiodiono !!!) con cui vive la sua stressante vita e che alla fine si sfilerà la mazza dal culo e si metterà con la migliore amica-madresingle di lei (!!!); l’algida collega di lavoro tutta carriera che rimane incinta e sotto suggerimento di lei (!!!) scopre quanto è bella la vita e non c’è solo il lavoro (!!!); e altri comprimari tutto clichè come il collega di lavoro cattivo che gli vuole fregare gli incarichi e che se lo prenderà in quel posto e il capo che mette sempre delle sfide alla Nostra su consegne e date di scadenza. E che palle! Una profusione di zucchero e miele condito con buoni sentimenti! Una melassa appiccicosa e nauseabonda, come la scena delle lacrime per il mancato “primo taglio” di capelli del figlioletto piccolo, ma chissene. Per carità non c’è niente di male nei buoni sentimenti, ma così è veramente difficile, cominci a vedere cuoricini e orsacchiotto rosa girare per la stanza e preghi che il film finisca presto così da poterti guardare qualche horror-sfondi-budella, giusto per ristabilire l’equilibrio. La scena di Sarah J che guarda felice la famiglia che si diverte e sta insieme mentre lei è costretta  a correre a lavoro è talmente stucchevole e zuccherosa che ti mancano gli zombie che succhiano l’intestino di qualcuno come se fosse uno spaghetto. Mentre pensi, mentre arriva l’agognato finale, che questa meringa di celluloide abbia già dato il massimo all’industria dello zucchero, ecco che ti arriva dello sciroppo fruttato alla fragola dritto nel cervello: la mamma che rimanda la creazione di un pupazzo di neve con la figlia dalle carenze affettive, viene graziata dalla provvidenza che fa arrivare una bufera di neve così che, andandola a prendere a scuola (cosa che non fa mai per il troppo lavoro) possano realizzare allegramente il loro sogno. 
Il miracolo!!! Alleluja! Alleluja!
Brivido lungo la schiena. Non sia mai che il mancato pupazzo di neve porti la figlia a cercare altra tipo di neve nei quartieri poco rispettabili della città.  E come ogni melensa commediaccia americana arriva anche il pistolotto finale. Mentre sei ormai ridotto ad un vegetale con un sorriso ebete, occhioni grandi e lacrimosi e il cervello che ti cola dalle orecchie ecco che arriva! Non importa quanti impegni tu abbia, la famiglia è la cosa più importante. Oooh, che tenerezza! Certo, perché la famiglia campa di coccole e pupazzi di neve, mica di cibo, acqua, luce e gas.

-Amore hai pagato la bolletta?
-Si, ho preparato l'aessegno con biscottini a forma di cuore!
-Ma no, ti aveveo detto di usare i gli orsetti morbidelli!

 

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