2 aprile 2017

Time Lapse: non è vero che le sorprese son sempre brutte [Recensione]

A volte ti capitano quei film che, forse, non avresti visto mai. Ti metti, chiappette sul divano, un po’ per noia, un po’ perché vuoi vedere un film ma non sai esattamente quale, e poi ti ritrovi completamente assorto e incuriosito davanti a quello che non ti aspettavi sarebbe stato un film veramente interessante.

Così è stato per me e l’Ingegnere (da quanto non tornava su queste pagine telematiche):

«non ci vediamo un film assieme da una vita…»

«hai ragione, che ci vediamo?»

«non lo so, vediamoci sto film, wikipedia dice che è di “fantascienza”»

«di che parla?»

«non lo so, ha importanza?».

E la risposta è ovviamente «no!!!», perché non a volte non serve davvero sapere, bisogna solo “buttarsi”. E questa volta siamo atterrati su di un cuscino morbido.

Parliamo di, ehm, non so… Una macchina del tempo? Ma non quella stile Doc, no, ma di una macchina fotografica capace di scattare 12 ore avanti a te.

I tre protagonisti del film, per ragioni che non voglio spoilerare, scoprono questa enorme macchina polaroid che fotografa la loro finestra e, capite le potenzialità, decidono di sfruttarle, ognuno come meglio crede.
Si dai, tutti noi, pensando ai “viaggi nel tempo” o simili pensiamo alla lotteria, su…


Comunque, tralasciando l’intreccio (sempre per non spoilerare) il film entra di diritto nelle riflessioni tipiche dei film di fantascienza: conoscendo il nostro futuro, siamo noi a determinarlo? Ci lasciamo influenzare per aderire a quello che abbiamo visto? Si può cambiare davvero il futuro o è tutto prestabilito?

Se queste domande possono essere “banali”, o quanto mento “canoniche” per un film di fantascienza, il setting non lo è.

I protagonisti sono ragazzi normali, scritti anche in maniera molto realistica, nessuno di loro è uno scienziato, abitano in un appartamento molto modesto e si arrabbattano con quel che possono, non siamo nel futuro, siamo nel presente, e tutto, tranne la macchina fotografica ovviamente, è molto realistico.

La posa da: «stiamo per divenatre ricchi sfondati!»
Ed è questo che rende piacevole il film, come una sorta di libro per ragazzi tipo Piccoli Brividi: l’eccezionale nel quotidiano.

Non un capolavoro ma un film assolutamente piacevole che scivola via per un ora e mezzo strappandoti un sorriso e, davvero, incuriosendoti non poco, attendendo con trepidazione l’agognato “dove vanno a parare???”.

Ma è così, non sempre – anzi, spesso – un film blasonato rispetta le tue aspettative, ma neanche la pellicola che si preannuncia “filmetto” necessariamente si rivela esser tale.

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