22 gennaio 2013

La guerra di Wade Wilson: battaglia tra narrazioni

Signori e signori e signore... Venerdì 18 Gennaio, la Bn Comix mi ha concesso il privilegio (o mi ha punito, non è chiaro) di parlare di quello che volevo io, senza censura o obblighi, di un fumetto. Ed io che ho scelto? Un fumetto politico come V for Vendetta? Un capolavoro artistico come Batman: Arkham Asylum? Un maestoso esempio di narrativa come Watchmen? No! Mi sono buttato sul fumetto supereroistico americano di massa! Ebbene si! Mi sono Buttato su Deadpool: la guerra di Wade Wilson.
Premettendo che un post su Deadpool verrà a breve, mi permetto (e me la tiro) di buttare giù qualche riga su questo piccolo gioiellino narrativo che è Deadpool: la guerra di Wade Wilson, smerciando pure le mie fichissime slide frutto del mio sudore sullo scanner! Se vedete le goccioline sulle immagini, sono per quello.
Allora...


Scritto dall'impronunciabile Duane Swierczynsky e disegnato da Jason Pearson, il fumetto racconta di Deadpool che viene chiamato al Senato americano per rispondere alle accuse mosse contro di lui e la sua squadra per l'omicidio di un gruppo di narcotrafficanti in quel del Messico.
Premettiamo subito che la trama è inutile, perchè non è altro che il pretesto per giocare con lo spettatore, destabilizzare il suo ruolo e persino confonderlo.
Innanzitutto... Sono continui i salti temporali tra Presente e Passato, ma non come in un normale fumetto, no... Deadpool (DP per gli amici) racconta gli eventi che hanno preceduto la sua presenza al Senato: gli autori però, giocano con noi lettori, ma anche con i personaggi, nel momento in cui lasciano che DP continui il racconto attraverso il dialogo e non attraverso le didascalie, nel momento in cui la scena si sposta nel passato.
Invece di passare dal Presente-Ballon di dialogo al Passato-Didascalia voce fuori campo, DP continua a parlare come se nulla fosse, tant'è che Domino gli chiede «ma ti senti normale?». Per chi conosce DP sa che questa è una cosa normalissima.
Quindi se da un lato abbiamo continui salti tra Presente e Passato, la compresenza di queste due temporalità, non fa altro che creare una dimensione assolutamente Atemporale.

«Ma a chi stai parlando?» «A una commissione del senato. Tra vent'anni. E' una storia lunga»: in questa battuta risiede tutto il nonsense e il gioco metanarrativo a cui gli autori ci fanno partecipare. Non esiste una dimensione temporale: passato e presente sono la stessa cosa per DP che ci fa entrare direttamente nella sua mente contorta.
E infatti noi lettori non siamo semplici "spettatori" di quello che sta accadendo, no. DP ci chiama direttamente in causa, ci mostra cose solo a noi, ci parla e ci prende pure per il culo, ovvio.

Lo sfondo assolutamente neutro sospende l'azione che stiamo leggendo per metterci di fronte alle allucinazioni di DP: lui immagina di sopraffare le guardie, di castrarle colpendole nella parte più intima e di prendersi le armi. Infatti... Sta li ancora ammanettato.
Ma forse il gioco (perchè di questo si tratta) narrativo giunge al suo picco più surreale e divertente nel momento in cui DP ferma la caotica narrazione per recuperare tutti i fili della trama e spigarci cosa sta veramente succedendo.
E che sta succedendo? DP ce lo spiega in maniera molto SimplySimply, direi a lettere di mazzacane...
In realtà il suo piano era quello di fare economia sul lavoro: uccidere i cattivi narcotrafficanti, uccidere i senatori (è sempre un mercenario, non giudicatelo) e farsi, dunque tanti bei soldoni.
La cosa surreale è il modo in cui lo fa: i disegni infantili, degni del torneo mondiale di Pictionary, ci illustrano il piano come se DP fosse un professore alla lavagna. Il gioco è anche sul piano metanarrativo: il fumetto nel fumetto. Fatta la spiegazione DP riavvia letteralmente la scena.
Si, ma abbiamo finito con tutti sti salti temporali, sospensioni della scena, ecc... ? No!
Alla fine c'è pure il sorpresone finale:
La scena letteralmente svanisce: scompaiono i personaggi, scompare il confine della vignetta, rimane solo DP che ci confessa che tutto quello che abbiamo letto fino ad ora è stato frutto di una sua allucinazione.
Tutto era una fantasia: in realtà lui sta ricoverato in una clinica psichiatrica (per ovvie ragioni, eh beh...) e quello che abbiamo letto è il fumetto che lui stava scrivendo. Metanarratività a straf***ere!!! Olè.
Piani narrativi che si intersecano una continuazione, che ti confondo, che ti gettano dentro la follia della mente del personaggio.
Ma non è tutto, signori miei...
Il grottesco è la parte fondante tutto il fumetto.
DP chiama in causa nella trama (ce lo confessa alla fine) un funzionario di Arma X (la conoscete tutti, vero? Non fatemi spiegare per piacere) che corre dal suo capo a raccontargli di quello che successe ai bei tempi che furono quando il povero Wade Wilson fu sottoposto agli esperimenti.
Il grottesco invade prepotentemente la storia proprio nel racconto fatto a due voci per evidenziare la differenza con la quale DP ha percepito e vissuto l'esperimento rispetto a quello che è accaduto in realtà.
Eroico, fiero, coraggioso, tutto d'un pezzo... Ma manco per niente! In realtà lo hanno preso, trascinato e legato sul lettino in lacrime! La composizione della pagina è grandiosa nel mostrare la doppia visione, specialmente nella vignetta finale che unisce come se fosse una sola immagine la duplice prospettiva del racconto e della realtà. Anche i bordi delle vignette: storte e articolate nel racconto di DP, rigide e "classiche" in quello del funzionario di Arma X.
Ma il piano metanarrativo non si apre soltanto dal punto di vista puramente linguistico, ma anche dal punto di vista meramente interno all'universo della Marvel. 
Ad esempio, nel momento in cui DP propone ai suoi compagni di squadra di unirsi ai Vendicatori o agli X-Men, poichè dotati di super-poteri. E lo fa mostrando i fumetti di questi eroi. Non dimentichiamoci che DP è uno dei pochissimi (si contano sulle dita di una mano) personaggi dei fumetti ad avere la consapevolezza di essere tale. Un altro esempio è quando DP mostra ai personaggi del senato la copertina dell'albo che il lettore ha tra le mani.
Beh, più metanarrativo di questo si muore.
Ma terminiamo questa pseudo-breve-NonEsauriente analisi di questo fumetto.
Parliamo davvero di un grande albo, ricco di spunti e dettagli che ad ogni nuova lettura escono fuori. Il personaggio permette una serie infinita di giochi linguistici, narrativi, metanarrativi. Sta ai bravi sceneggiatori avere il compito di narrare un grande fumetto. Quì ci sono davvero riusciti.

Un ringraziamento speciale a tutti i membri del progetto Bn Comix per le opportunità e le piacevoli chiacchiere.



Update: Se volete leggere la versione seria per intrettenere gli amici dei salotti colti e raffinati ve ne andate qui

4 commenti:

  1. :) ed è impossibile non notare alla fine chi è l'infermiere :D

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  2. Anonimo02:14

    Grandissimo fumetto e bellissima recensione!

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    1. Grazie mille, ma il merito va tutto a DP... Come si può non amare il caos della sua mente? :-D

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