10 gennaio 2013

Tree of Life: Chi siamo? Dove Andiamo? Boh?!?! Intanto viaggiamo [Recensione]




Che Terence Malick sia un regista un po’ sui generis è un dato di fatto: non si fa vedere, non si fa fotografare, campione mondiale di nascondino estremo, fa un film ogni morte di papa, è un dittatore con la troupe e con il cast, ma è pur vero che fa sempre film sontuosi ed affascinanti. The New World era un pochino una palla, bello visivamente, ma tre ore di Pocahontas innamorata che si rotola nell’erba con John Smith e con le voci fuori campo tutto sentimento erano difficilotte da digerire. Però Tree of life, è bello, molto.



L'occhio di Dio. Almeno non è in un triangolo

Una sinfonia di immagini. È ciò che descrive meglio il film. Le immagini analogiche e quelle digitali si rincorrono, si scambiano, si fondono, si alternano, in unico flusso visivo ipnotico, complice la vibrante e potente colonna sonora. Immagini simboliche che creano un tessuto di richiami interni, in una continua correlazione tra eventi, che siano personali, sociali o universali. 
La figura di Dio (lontana da ogni identificazione religiosa), nascosto ma costantemente presente nelle sue manifestazione viene letto nella misura del dolore come la scintilla infuocata primigenia, motore di micro e marco cosmi, esplosione di vita testimoniata dal Big Bang. Passioni e sentimenti umani, frutto anch’essi dell’evoluzione, sfociano nelle rappresentazioni familiari verso tutta l’umanità. Tutto è collegato, ogni cosa appartiene al flusso dell’esistenza, e l’uomo, concentrato nel proprio microcosmo appartiene al mondo e al suo cammino, temi ancestrali e immortali, ma spesso dimenticati, riprendono gloria attraverso le evocative immagini.

Non c’è una storia che a noi ce ne può fregare, o meglio: la vita di questa famiglia che affronta lutti, difficoltà e rivalità non è altro che il prototipo della vita di ognuno di noi, e ci fa ricordare che non siamo altro che un puntino nell’universo, importanti, ma non decisivi. Ineluttabilità della vita che prosegue anche senza di noi. Certo, questa sensazione ti angoscia mentre vedi il film, ma ha anche valore terapeutico, ti mette in pace con il mondo e la natura.

Ok, dopo questa tutta questa pace-natura-uomo possiamo metterci in circolo con dei fiori nei capelli a cantare tutti in coro su un prato.

4 commenti:

  1. Complimenti, descrizione affascinante. Purtroppo non l'ho visto ma dopo la tua recensione la voglia di vederlo è aumentata. Malick è uno dei pochi registia/autori che ancora sfugge alle logiche del business Holliwoodiano. Comunque, anche se è un despota con gli attori, questi fanno la fila per fare i film con lui, e spesso con la paga base. Basti pensare al cast del bellissimo "la sottile linea rossa"...

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    1. Grazie mille ;-)
      Sono d'accordissimo: la Sottile linea rossa era un filmone straordinario (come ho già detto di Tree of Life: Sonotuoso).
      Alla fine anche The New World aveva un cast di nomi importanti bello lungo. La pecca è stata quella di concentrarsi troppo (ma troppo) sul sentimento d'amore di Pocahontas e meno sull'epica della storia (cosa che invece gli è riuscita alla grande con La sottile linea rossa).
      Che dire... Attendermo ansiosi il nuovo film, anche se, e diciamolo, ma Ben Affleck? Forse riuscirà a farlo recitare bene :-D

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  2. Anonimo10:57

    Mi hai convinto, guarderò il film (perchè sembra molto interessante e non per saggiare con occhi l' "orrore" descritto in altre recensioni, vedi la pelle che abito e altri).Quando riuscirò a vederlo ti farò sapere se ha avuto "effetti terapeutici". Ciao

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    1. Hahaha... Ma guardare l' "orrore" ogni tanto fa bene, dopo, i film belli, te li godi anche di più :-D
      Allora, mi raccomando, chiamami a testimoniare in tua difesa se ti arrestano perchè in toga vaghi nei boschi ad abbracciare arbusti :-D

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