22 marzo 2015

Intervista a Sketch & Breakfast: autostoppisti per Nerdopolis


Tu ti leggi un fumetto, nella fattispecie Felinia: non tutte vogliono essere Marylin, lo adori, ti fai un sacco di risate e pensi «cavolo, sti autori son dei geni… Và un po’ che ridere… Divertentissimi» e poi… Poi li incontri e… E si, sono proprio divertenti! Ci fai due chiacchiere e sono proprio simpatici. Nel mio viaggio per Nerdopolis, ho avuto la fortuna di incontrare il duo di Sketch & Breakfast, all’anagrafe fumettistico Felinia e Ribosio, e tra due chiacchiere sul perché fanno fumetti, ecco quello che ne è uscito.

Com’è nato il nome Sketch & Breakfast?
Ribosio: Come nome è nato un po’ per gioco, un po’ com’è, in realtà, il team di Sketch & Breakfast. Il nome è nato scegliendo tra un pò di nomi che ci eravamo preposti, per affiancare due nostre passioni, che sono, appunto il disegno, e la breakfast, che è, appunto, la colazione, perché ci piace molto il caffè, la cioccolata, tutte quelle pietanze che si prestano bene per la colazione. Poi diciamo che come assonanza sembrava molto simile a “Bed & Breakfast”, più orecchiabile. Avevamo pensato anche a dei nomi italiani, però…

Tipo?
R: Tipo “Matita e Caffè”, era l’opzione più quotata. Però abbiam detto «internalizziamoci!» [ride]. Poi c’è la versione più “poetica”: sketch è lo schizzo del disegno, quindi la base, è some se fosse l’inizio, così come la “colazione” è l’inizio della giornata. Siamo sempre all’inizio, è questo il discorso.

Tutto questo dietro al nome? Non ce lo aspettavamo. Allora ci aspettiamo un’altrettanta storia con i nomi d’arte Felinia e Ribosio.
Felinia: La verità che “Felinia” è proprio stupido: io ho sempre amato i felini…

Si è rotta la magia! La magia filosofica è già finita…
R: Io mi sono impegnato così tanto [ride]. Ho studiato prima per sta cosa, non era vera…

E Ribosio?
F: È ancora più stupido! [Ride]
R: È peggio! Perché deriva da una storpiatura del mio cognome  che mi porto dietro dalle medie…

Quindi i bulli ti sfottevano “Ribosio”?
R: Non erano i bulli, erano proprio i miei amici! Mi chiamavano con diverse storpiature, questa è rimasta, e quando ho cominciato a disegnare sul web, l’ho tenuta.

Voi principalmente fate un fumetto comico. Sia che sia il disegno, sia che sia la battuta, a quale tipo di comicità fate riferimento?
F: Io, in particolar modo, ho sempre fatto riferimento a Ortolani che fin da subito, come ho iniziato a leggerlo… Però in generale, si, direi Ortolani.
R: Io non ho riferimenti, perché non faccio ridere.

Ma io me le son fatte un paio di risate.
R: Si, ma diciamo che le cose divertenti le fa tutte lei. Io faccio le cose noioso che ci son dietro la storia.

Quindi a te dobbiamo - giusto per alzare nuovamente il livello, visto che prima lo abbiam fatto con la filosofia, ora lo facciamo con la letteratura - il modello di riferimento, che mi sembra il “romanzo di formazione”?
R: Anche qui dovrei farti rispondere da lei. È nato dall’esigenza di raccontare come Felinia, personaggio, conosciuto in età matura, sia diventata così oggi. Siamo partiti dalle basi.
Riabbassiamo il livello dell’intervista: c’è una moltitudine di riferimenti alla tv anni ’90, al cinema di intrattenimento, al mondo dei “nerd”, ma anche, lo abbiam detto, alla letteratura. Vi sentite più Nerd o un Geek?
F: Io nessuna delle due [Ride].
R: Neanche io [Ride]. In realtà la scelta di riferimenti a telefilm anni ottanta o film più famosi di quel periodo, è semplicemente, legata alle esperienze vissute in quel periodo. Non siamo molto ricercatori della storia più “nerd”. Siamo cresciuti con questi riferimenti quindi son quelli che ci son rimasti più impressi. Io considero “nerd” chi sa veramente tante cose su tanti prodotti diversi.
F: Noi non siamo così.

Quello che vi viene in mente lo mettete!
F & R: Si esatto [Ridono]

E quindi viene prima la vignetta o la battuta?
F: A me viene la battuta. Da cose estemporanee. Mi viene la battuta e la devo fare.
R: Io sono più “costruttivo”. Amo dire che sono più “razionale”, mentre lei è più “istintiva”. In realtà io non ho la gag. Ho bisogno di costruire tutta una questione dietro la gag finale. Altrimenti le mie gag non fanno ridere [Ride].
F: Io invece devo, poi, costruire per metterci la gag.
R: Lei arriva prima alla gag, a me no. Quando arriva la gag, arriva alla fine, sennò non arriva neanche [Ride].

Ma tu hai un ruolo in questo fumetto oppure è tutto suo?
R: No no, anche mio [Ride]. Però non faccio ridere. Io abbasso le aspettative.

Per non essere troppo divertente, capisco… Qual’è il vostro bagaglio iconico di riferimento?
F: Beh, a me, in generale, piacciono le donne comiche, tipo la Cortellesi, la Virginia, che hanno come punto forte la simpatia. E icone come Marylin [ride].

Giusto per anticipare il contenuto del volume.
R: Abbiamo spoilerato. Anche io non ho icone precise. Mi rifaccio molto alle memorie delle serie tv che guardavo da piccolo, tantissimo ai cartoni animati, fumetti neanche così tanti, ne leggo molti, ne leggevo molti, ma non sono un esperto. Prendo un po’ di tutto da tante cose.
F: Esatto.
E quindi, a questo punto, quanto c’è di autobiografico? A livello di costruzione del fumetto.
F: Un’80%...

Comunque tanto…
F: Ma non tutto! [Ride]

Beh, dato il contenuto lo spero. Ci saremmo dovuti aspettare che venivi coi baffoni e il moccio, insomma…
R: Beh, una buona percentuale, si!

E invece quali sono le vostre influenze artistiche? Proprio nel tratto grafico.
F: Io mi rifaccio molto ai francesi. Sopratutto ad Arthur De Pins che usa i tracciati. Perché mi piacciono molto le colorazioni senza contorno nero, molto pulite. Io guardo sempre ai francesi.

Tu sei d’accordo con lei?
R: Ovviamente [ride]. Anzi io ho dovuto adattare il mio stile al suo stile perché, giustamente, il suo era più presente, più possente. Quindi ho detto «va bene io ci provo» e l’ho assecondata. Però davvero guardiamo tutto.
F: Si, anche, per esempio, le espressione molto esagerate si rifanno ai manga. Un po’ tutto di tutto. Lo assorbi e lo fai tuo. Fondamentalmente i francesi.
A te, invece, che tipo di fumetto piace di più?
R: Guarda, io vado a periodi, a livello di lettura. Ho letto per tanto tempo gli americani. Di francesi ne ho presi un sacco, soprattutto per le immagini, me li prendevo anche in Francia, senza sapere leggere il francese. E adesso sto cominciando con gli italiani, visto che i web comics stanno saltando su come i funghi, per fortuna direi, e si vedono mote sfaccettature del fumetto. Quindi anche io, comunque, leggo molto, da qui, da li, senza focalizzarmi su di un genere preciso e rimanendo in quella direzione. Provo a spaziare un pochino.

A questo punto… Che vuol dire nascere come web comic e poi entrare ne mondo dell’editoria? È diverso il linguaggio? È diverso il passaggio? È diverso l’approccio?
F: Si
R: Si, assolutamente… Praticamente, noi nasciamo come web comics per una nostra utilità. Nel senso che, appena abbiamo finito la scuola di fumetto, abbiamo deciso di metterci in gioco senza aspettare di ricevere le risposte dell’editore quando mandavamo il portfolio, ecc. Avevamo li, internet, a disposizione e abbiam detto «cominciamo a far vedere quello che sappiamo fare, vediamo un po’ com’è» e, quindi, abbiamo creato la pagina face book, Sketch & Breakfast, per sfogare il nostro istinto artistico. I web comics, io li considero le strisce autoconclusive che girano sul web. Mentre passare da web comics a cartaceo, lo considero completamente diverso. Anche per questo, per esempio, il volume di Felinia: non tutte vogliono essere Marylin, è “distaccato” dal concetto di web comics, nel senso che non è una raccolta di vignette. È proprio una storia a se e, quindi, ha un linguaggio diverso.
F: La storia non funziona sul web. Perché è tutto immediato, veloce. Se ti deve passare davanti, devi leggerlo, non è che stai li e ci stai dietro.
R: Si, diventa più complicato, più fastidioso, per certi versi. Ormai il web ci ha abituato all’immediatezza. Anche i canali tipo youtube son tutte immagini che ti scorrono veloci, e quindi anche i fumetti devono scorrere veloci sul web. Mentre su carta puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, e anche noi, da disegnatori, possiamo impegnarci, non dico di più, ma a fare, magari, inquadrature più particolari, ambientazioni più dettagliate, robe varie.
F: Poi, ovviamente, devi sempre aver qualcosa da raccontare.
Sopratutto nel fumetto, adesso, anche rispetto ad altri medium, quello di carta viene considerato quello per eccellenza, giustamente. Per voi è un “salto” di qualità essere approdati all’editoria, oppure è semplicemente un’altra strada di espressione artistica?
F & R: Un salto di qualità.
R: Abbiamo la stessa risposta [ride]. Anche perché, come dici, tu, anche io vedo la carta come mezzo nobile del racconto, che siano libri o fumetti. Per cui, secondo me è un bel salto di qualità. Hanno utilità diverse, il web e la carta. Il web sicuramente ci ha aiutato moltissimo, in moltissime cose, però su carta puoi fare cose che sul web non puoi fare. Quindi, per me, si, lo considero un salto di qualità.
F: Si. Poi, riuscire a fare un fumetto tuo è una cosa bellissima. L’arrivo massimo di un fumettista.

Quindi come ci si sente ad essere fumettisti non più solo del web? Essere intervistati da una bellissima persona con una presenza scenica spaventosa? Che adesso non è qui, era l’intervista di prima.
F: È Bellissimo [ride].

Che vuol dire essere entrati nel mondo “di tutti gli altri”? Voi, dall’altro lato come vede chi fa ancora fumetti web?
R: Ti dico… Per quanto mi riguarda non mi sento “dall’altra parte”.
F: No, infatti.
R: Vedere il proprio fumetto sullo scaffale, accanto ad autori che, magari, già da tempo seguivo, è una cosa pazzesca. E, forse, ancora, in modalità lucida non ci sono arrivato a concepirlo lo status in cui mi trovo. Però, per riallacciarmi al discorso “filosofico”…

Si, rialziamo il livello.
R: Mi sento sempre all’inizio. Uno status di “partenza”. La cosa più difficile è: visto che questo è il raggiungimento di un sogno, è mantenere questo sogno attivo, quindi soddisfare le aspettative di chi, magari, ci seguiva dall’inizio, diventa una sfida. Ci sentiamo arrivati, ma è come se fossimo sempre al punto di partenza.
F: Esatto.
R: Siamo arrivati alla prima tappa.

È anche un modo per mettersi sempre in discussione ed evitare di fossilizzarsi.
F: Comunque anche il fatto di avere sempre, nel web, la gente che ti dice, che ti critica, ti aiuta a crescere.

Beh, si. In effetti comunque, nel web, se fate una vignetta avete subito il riscontro, mentre se invece se dovete fare la vignetta, pubblicata, presentata, letta…
R: Deve anche essere filtrata, spesso, dall’editore. Magari trovi l’editore che non ha il tuo stesso senso dell’umorismo, diventa più difficile far passare le tue idee, filtrate attraverso diversi punti di vista e arrivare al pubblico. Invece, col web, c’è la mia idea, c’è il pubblico: si contrastano subito le due cose. Per questo il web aiuta, non tanto, ma tantissimo. Ha i suoi vantaggi.
Una domanda tecnica: tecnicamente com’è realizzato il fumetto? C’è molto digitale o è tutto digitale?
F: No, inizialmente è matitaccia [ride] e poi diventa digitale.

Quindi fate prima il passaggio su carta?
F: Si, non c’è direttamente il digitale.

Ringrazio Sketch & Breakfast, Felinia e Ribosio, e alla prossima intervista… Tanto il volume due non lo fate? Non tutte vogliono essere…?
R: Si… Stiamo scegliendo l’icona di riferimento [ride]. No, in realtà, diciamo che questa versione, si può definire, graphic novel verrà riproposta in autunno. Quindi ad ottobre, usciremo con un nuovo volume con questo stesso stampo editoriale, di questa lunghezza e sarà un racconto, anch’esso, autoconclusivo. Verrà dopo, ma non sarà legato per forza a questo primo. Per la primavera, proporremo un prodotto diverso, sempre Sketch & Breakfast, con Felinia protagonista,  e sarà l’Enciclopedia Tregatti: sarà un’enciclopedia in cui Felinia, in ogni volume, darà dei consigli, ovviamente che non andranno seguiti, su diverse situazioni, su diversi temi…

Rinnovo, allora, il ringraziamento.
F & R: Grazie a te!

Quindi, dopo qualche anticipazione, li mollo sul ciglio della strada per Nerdopolis con lo scopo di rivendermi le informazioni estorte, ma salutandoli e ringraziandoli per l’enorme simpatia e la disponibilità. Ovvio che devo ringraziare Zio Edo e la Madama, così come l’Artista e Batarman, sennò, poi sarò io il prossimo ad essere abbandonato sulla strada… Mentre parli con… Ehi… Dove andate?!?! Vi ho ringraziato!!! Vedi che succede a circondarsi di certa gente?

Ps. In calce sempre il video per quelli che so pigri... Che gente...

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