6 gennaio 2014

Neonomicon: non ho mica capito perché manca “cr”! [Recensione]

Come annunciato, eccoci all'ultima opera di Moore. E...
Mi son dovuto andare a riaprire i miei carissimi libri di H.P.Lovecraft sia per leggere il fumetto di Moore, sia per scrivere queste parole. Perché non puoi ridurre a “horror” l’esorbitante quantità di materiale immesso sia dallo scrittore di Providence (il nostro H.P., come la marca di computer) nei tempi che furono, sia dal mago inglese Moore.
Allora… Il “Necronomicon” (o Al Azif, tradotto nel nome che conosciamo da Teodoro Fileta) fu scritto da un arabo, Abdul Alhazred, che nella sua, ehm, poca lucidità mentale, mentale ha scritto una sorta di bugiardino magico con formule e invocazioni demoniache. Dopotutto con «al azif», in arabo, si identifica il linguaggio demoniaco, quindi, bòn, come consiglio, in quelle zone eviterei di dire sta parola. Per dire... Nel 1557, nell’Index Librorum Proibitorum della Santa Sede, fu inserito questo libro maledetto, dichiarandolo (beh, chiaro…) eretico. Diversi studiosi, traduttori, archeologi e linguisti, sono scomparsi misteriosamente cercando di decifrare o ricostruire fedelmente il testo del Necronomicon. Misteriosi eventi e diversi fatti storici sono legati alla presenza di questo testo. Sono presenti diverse copie del libro in Vaticano, al British Museum, una copia era in possesso di Rasputin (si, quel monaco con la cinciallegra gigante che non voleva morire in nessuna maniera) e una, ovviamente, era nella biblioteca del caro H.P. Lovy. Se per questo l’ho comprato anni fa pure io…

Ma…

Dai…

Non è possibile!

Ci avete creduto???

Ok, il Necronomcon non esiste, è stata un’invenzione letteraria di Lovecraft. Ma tutta sta presunta “storia” del libro esiste, appartiene al tessuto letterario di tantissimi scrittori, in primis Lovecraft (of course). Lo scrittore americano, poichè affetto da una grave forma di esaurimento nervoso, era un tipo “cha sta per i fatti suoi” ma con una fantasia che ancora oggi i film horror campano di rendita. H.P. ha inventato una teologia, una lingua, una geografia, popoli, dei, demoni, spiriti e quant’altro… Il mondo lovecraftiano è ampissimo e ricco di spunti, la maggior parte dei quali riconduce al Necronomicon. Certo, mica tutta la produzione di Lovecraft si rifà al grimorio innominabile (uhhhh… Paura, eh?) ma, l’ossevità-compulsiva con il quale H.P. ha arricchito di minuzie e dettagli il suo mondo fantastico, ha portato lo scrittore ha restituire una serie di suggestioni orrorifiche che ancora oggi fanno fantasticare. Tra tutte sicuramente la presunta esistenza di questo testo.

Si, ma il fumetto di Moore? E quanta fretta! Ecco…

Dico tutto questo perché il fumetto di Moore (visto?) gioca inizialmente proprio su questo tema. Esiste il libro o è solo un’invenzione di Lovecraft? Da questo punto di vista, infatti, il testo di Moore, riesce a restituire efficacemente la dimensione letteraria dello scrittore di Providence. Dopotutto, Moore, e lo sappiamo bene, è moooolto interessato all’ambiente esoterico-occulto e alla magia-riti-ecc… Ma, se da un lato questo è un pregio, dall’altro è il grande difetto del fumetto. Cioe?!? Ci arrivo, con calma eh…

Allora, sebbene morto non proprio vecchissimo, Lovecraft ci ha messo annissimi a ricostruire l’articolato universo del culto di Cthulhu (il demonissimo dei demoni, uno dei “grandi antichi”), dedicando ai vari culti, mostri o chicchessia, diversi racconti. E Moore che ti fa? Fa vedere che ha studiato! Bravo, ti meriti 10 in pagella, Alan. Nel senso che Moore se la canta e se la suona. La sceneggiatura è referenziale a chi, come lui, si diletta o pratica (!!! Ehm… pazz…) la magia: ci ficca dentro le millemila suggestioni di Lovecraft, in una sorta di continuo elenco dei miti del Necronomicon. E il demone Dagon, e la lingua, e la citta di R’lyeh, che però non “spiega”. Ed è un peccato. La pecca del fumetto è di aver messo troppa (e troppo complessa per ridurla in un solo libro) carne al fuoco.

La storia è quella di due agenti dell’FBI che indagano su misteriosi omicidi. Indagando indagando arrivano a Salem (che poi, diciamocelo: banale come scelta) dove una congrega di pazzi pensa che i miti riportati da Lovecraft siano veri e che lo scrittore aveva intuito l’esistenza di questo mondo. Ma esisteranno veramente? Ve lo devo dire? No, meh… Vi lascio la sopresa che tanto, non spoilero nulla.

L'amore ai tempi di Chtulhu
Parliamo chiaro, Moore è sempre Moore. Sono lontani i tempi di Watchmen o V for Vendetta, ma il fatterello suo ancora lo sa. Infatti, ho trovato interessante che Moore rilevi le numerose metafore sessuali presenti nei racconti di Lovecraft, e di come queste, da un lato simboleggino la presunta asessualità dello scrittore, dall’altro fungano da collante per il binomio sesso-morte dei culti demoniaci del sottobosco metropolitano. Affascinante anche l’idea di questa misteriosa “droga” che ti permette di percepire un piano dell’esistenza diversa dal nostro e popolato dalle creature citate nel Necronomicon. Ma, sinceramente, nulla di più. Anche le tendenze “filosofiche” della sceneggiatura sono fin troppo spicciole. Personalmente l’ho trovato un po’ troppo noioso e banale come racconto e, come già detto, troppo referenziale e troppo carico. Insomma unire droga con musica underground punk-metal-rock e satanismi vari, dai, non è proprio una novità, diciamocelo.

Inoltre, mentre me lo leggevo e pensavo a tutto questo, mi ripetevo: peccato! Si, perché Moore è sempre uno scrittore coi controChtulhu e quindi imbastisce una serie di affreschi fantastici che tu aspetti di veder prendere vita. Il problema è che non lo fanno e rimangono come sfondo accennato della storiella poliziesca-horror! Si, lo so, sembra che debba uscire un seguito, ed io lo spero. Ma dobbiamo aspettare un seguito per avere un quadro completo di qualcosa? Così, però, non esiste più il concetto di Graphic Novel. Se serializziamo Graphic Novel, allora parliamo di serie e non più… Vabbè, avete capito…

I disegni di Jacen Burrows sanno il fatto loro perché il taglio realistico con cui sono realizzati permetto una efficace immersione in un mondo torbido e malato, anche quando vira su vedute fantastiche. Il prologo, poi, che si basa su un racconto di Moore ma è sceneggiato da Anthony Johnston, capisci che è ingannevole: non nel senso di trama ma nel senso che ti fa pregustare chissachecosa, ma sembra essere più un prologo del prologo Neonomicon di un racconto insesistente. Come il vero Necronomicon: inesistente.

Forse è per questo che manca il “cr”? Il Neonomicon è un prologo al Necronomicon e quindi manca il “cr”? Non penso proprio… Diciamo che, come spesso accade, molto “grandi” rimangono all’ombra di se stessi e di ciò che li hanno resi grandi. Ma tanto, prima o poi, Chtulhu ci ucciderà tutti, quindi…
Li, in agguato... Aspetta...

2 commenti:

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