17 settembre 2015

Inside Out: quando le emozioni del cervello ti colpiscono al cuore [Recensione]



Già lo so che oggi usciranno tutte le recensioni italianiche su Inside Out, tutti lo eleggeranno a capolavoro, tutti ne osanneranno l’ironia, tutti ne magnificheranno l’intelligenza, ed io… Ed io farò lo stesso!
Non puoi non amare questo straordinario capolavoro cinematografico, non puoi, a meno che tu non sia arido dentro e ti scorra sabbia nelle vene, non puoi. O forse si? Ingegnere…
Ok, a parte l’Ingegnere, che per deformazione professionale deve essere asettico e procedurale, tutti ameranno questo film!
La prima ragione è che visivamente è una meraviglia, non solo di realizzazione prettamente tecnica, ma proprio grazie a trovate visive innovative e soluzioni immaginative estremamente raffinate.
I personaggi principali sono le cinque emozioni principali (Gioia, Tristezza, Ansia, Disgusto e Rabbia) e son loro a portarti all’interno della mente di una bambina di 11 anni, ti ci trascinano dentro fin dal primo secondo e, senza che te ne accorga, lasciano che tu ti abbandoni tra le loro emotive braccia.
La grandezza del film è quella di essere riusciti a coniugare un’avventura emozionante e divertente, ad una ricchezza e ad una raffinata complessità che raramente si ritrova nel panorama filmico contemporaneo.
Il film gioca tutto sul concetto di emozioni (ma và!!!) e su come noi le gestiamo (o, in realtà, ci lasciamo gestire), su come affrontiamo quelle contrastanti, o su come ci lasciamo dominare da alcune, ma soprattutto, su come tutte concorrano a creare la straordinaria complessità dell’animo umano.
Per quanto tra gli avventori (molti) del cinema ci fossero bambini più piccoli della protagonista, bisogna dire che questo non è un film che i bambini possano apprezzare nella sua complessità. Certo, momenti di grasse risate ce ne sono a bizzeffe (il sottoscritto Viaggiatore con l’ultima scena ha pianto dalle risate, sul serio, giurin giurello), ma solo un adulto e qualche adolescente non bimbominkioso se lo gode davvero in tutta la sua ricchezza.
Per ragioni che non voglio spiegare, Gioia e Tristezza sono costrette ad un viaggio nella mente, oltre il quartier generale dove si diramano, poi, tutti i ricordi, trovandosi ad esplorare zone come il subconscio, la parte dedicata alla fantasia o al pensiero, la memoria a lungo termine, persino la zona liminale in cui il pensiero razionale gradualmente si elimina (in un gioco visivo che già di per sé è un capolavoro nel capolavoro) a favore di soluzioni visive che a Picasso sarebbero piaciute un sacchissimo.
Questo è un film sulla crescita, sul drammatico e commovente incontro con il mondo adulto e più difficile di quello del bambino, sui ricordi perduti che, forse, sarebbe meglio non perdere, sul perché un maledetto motivetto ti entra in testa quando meno sarebbe opportuno, sulla genuinità che andrebbe recuperata e sulla serenità raggiunta quando tutte le tue emozioni riescono ad essere in sintonia tra loro ma con quella punta agrodolce che accompagna tutti i ricordi felici.
E questo è tutto... Vabbè, ma se ripeto ancora una volta la parola “emozione” prima mi disgusto di me stesso, poi mi incazzo e scasso il computer, perciò mi metterò a piangere e mi verrà l’ansia perché con che cacchio scrivo, ma alla fine proverò tanta gioia perché in realtà il pc non si è davvero rotto.
Emozione!
Aaaarrrghhhh!

2 commenti:

  1. L'ingegnere11:48

    Eh bè,
    il film è caruccio...condivido pienamente le cose che hai scritto.
    Non sono un esperto ma la soggettività della ragazzina mi ha indotto a pensare che questo film sia rivolto essenzialmente ad adolescenti... mi sarebbe piaciuto vederlo a suo tempo ;)
    Diciamo che...avrei scelto di vedere i Fantastici 4 XD

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    Risposte
    1. Arido di un Ingegnere... Certo, certo, proprio i Fantastici 4, eh beh, filmone! http://viaggiopernerdopolis.blogspot.it/2016/02/fantastic-4-scarica-barile-recensione.html

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